Gara del gas, quali scenari possibili?

Gara del gas, quali scenari possibili?

Cambiare tutto per non cambiare nulla? La citazione gattopardiana ben si adatta a descrivere ciò che ruota intorno alla gara per l’affidamento del servizio di distribuzione del gas in provincia di Belluno. Restano in piedi molti dubbi e parecchie domande. Nemmeno il consiglio comunale di ieri ha aiutato a orientarsi nella nebbia. Le minoranze avrebbero voluto discutere della questione dal punto di vista politico, invece la maggioranza ha chiamato a parlare Giuliano Miti e Valerio Valeriani, tecnici di Energas engineering, la società che ha supportato gli uffici comunali di Belluno (stazione appaltante ora “ripudiata” dai 59 comuni dell’Atem – l’ambito ottimale) nell’iter del bando. Valeriani e Romiti hanno ricostruito l’iter, partito nel 2015, confermando la correttezza di tutti i passaggi tecnici.

Ma quindi, chi (eventualmente) ha sbagliato? Quale è il valore reale della rete del gas bellunese? I 61 milioni assegnati in sede di gara (e sui quali avevano concordato Comuni, Bim Infrastrutture e stazione appaltante)? O i 76 milioni che secondo i Comuni dell’Atem sarebbe il valore attuale da cui partire?

Sono alcune delle domande che il gruppo di minoranza “Belluno è di tutti” pone oggi al sindaco Jacopo Massaro, chiedendo di prendere posizione. “Noi non c’eravamo nel 2016 – commenta il capogruppo Paolo Gamba – ma come mai non c’è traccia di un atto formale con il quale il consiglio comunale di Belluno accetta di essere la stazione appaltante convenzionata con i Comuni dell’Atem?” “Perché lo prescrive la legge che il capoluogo è stazione appaltante – la replica di Massaro – le convenzioni firmate dai singoli comuni regolano altri aspetti, come le tempistiche. E il Comune di Belluno non può convenzionarsi con sé stesso”.

“Belluno è di tutti” si chiede anche “Perché non si è tenuto conto delle osservazioni del Comune di Feltre che, ben prima della pubblicazione del bando, ha più e più volte evidenziato la necessità di applicare i prezzi di Belluno? Perché si evoca la possibilità che i quattro concorrenti rivendichino di aver subito un danno in caso di sospensione della gara (nella seduta del Consiglio Comunale si è parlato, nel peggiore dei casi, di qualche centinaio di migliaia di euro) e non ci si preoccupa seriamente del danno che ne riceverebbe il Bellunese a causa della sottovalutazione del valore delle reti, con un probabile intervento della Corte dei Conti? 15 milioni di denaro pubblico sono superiori o inferiori all’ammontare dei paventati danni, la cui sussistenza è comunque dubbia? È davvero giusto tutelare maggiormente i concorrenti rispetto ai cittadini?”.

Insomma, il problema, per le minoranze, è di leadership. “Perché – si chiede ancora Gamba – il sindaco non assume la guida dell’Atem – organismo che raccoglie i sindaci di 59 Comuni – come sarebbe utile, opportuno e nelle prerogative di un capoluogo di provincia che voglia essere tale?

Ma adesso, cosa può accadere? Non sembrano essere molti i possibili scenari. Le buste con le offerte sono state aperte il 4 dicembre. Ha vinto Italgas, un colosso partecipato per l’83% direttamente dal Ministero dell’economia. Difficilmente, se la gara dovesse essere sospesa, il vincitore se ne starebbe buono, senza rivendicare i danni subiti.

Da parte loro, i Comuni dell’Atem (che, va detto, avrebbero dovuto muoversi ben prima dello scorso novembre) per tutelare quello che giudicano un bene pubblico e scongiurare un possibile intervento della Corte dei conti non sembrano avere altra strada che un ricorso al Tar sul valore della rete. A fermare tutto non è detto possa bastare la delibera con la quale il 19 dicembre l’assemblea dell’Atem ha tolto la delega di stazione appaltante al Comune di Belluno.

Si attendono insomma le prossime puntate. I consiglieri comunali di minoranza hanno già annunciato che chiederanno la convocazione congiunta delle tre commissioni comunali, con la presenza dei tecnici del Comune di Feltre e di quelli dell’Atem.

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