«Il Governo ha imboccato la strada giusta per far morire le imprese». È un’accusa secca, senza giri di parole, quella di Dario Bond. Il deputato di Forza Italia analizza lo stallo da Covid. E individua guai seri nel blocco ai finanziamenti alle aziende, tanto sbandierati, ma ben poco concreti.
«Continuo a ricevere segnalazioni e lamentele da parte di imprenditori che tentano, invano, di accedere ai finanziamenti. Le ultime ricevute proprio stamattina – racconta Bond -. Cinque imprenditori diversi hanno fatto richiesta di finanziamenti a cinque banche diverse in base ai dispositivi emessi dal Governo. Le banche comunicano l’apertura del fascicolo, che però resta fermo. Alle imprese zero soldi e solo un mare infinito di burocrazia: questo l’amaro risultato. Quanto ai finanziamenti assistiti per un importo massimo del 25% del fatturato 2019 o il doppio dei costi del personale, in ogni caso non potrebbero avere una durata superiore a sei anni. A questo si aggiunga che la disponibilità dei fondi è insufficiente».
Bond entra nel dettaglio. «Dalla platea dei beneficiari dei prestiti sono escluse tutte le aziende che hanno finanziamenti in default a febbraio 2020, quando sappiamo bene che sono proprio le aziende che avevano già problemi ad avere più bisogno di fondi. La Sace garantisce il 90% (fino a 800mila euro), il restante 10% la banca, che perciò è obbligata a fare l’istruttoria. Senza considerare che, solo per accedere ai famosi 25mila euro promessi dal decreto liquidità, le imprese dovrebbero produrre 19 adempimenti. Siamo alla follia».
«Continuiamo a sentir parlare di iniziative e di misure, ma anche qualora si dovesse approvare il Cura Italia, tutto resterà allo stallo – conclude Bond -. Se si voleva ottenere la morte del sistema imprenditoriale italiano, il Governo ha imboccato la strada giusta».