Emergenza siccità, per malghe e alpeggio la stagione è già finita

Emergenza siccità, per malghe e alpeggio la stagione è già finita

Prati secchi e fontanili prosciugati. Se il fondovalle boccheggia, la montagna rischia di archiviare in fretta l’estate 2022. E di registrare danni di lunga durata. L’emergenza siccità infatti arriva anche negli alpeggi, con i pascoli che sono sempre più secchi e le pozze per abbeverare gli animali asciutte a causa della mancanza di pioggia e delle alte temperature.

«Una situazione drammatica sui pascoli in altura, che coinvolge il territorio bellunese – sottolinea il presidente provinciale Coldiretti, Alessandro  De Rocco –. I prati secchi costringono greggi e mandrie a spostarsi sempre più in alto, o dentro ai boschi o nei versanti meno soleggiati, per sfuggire al caldo anomalo. Con le fonti d’acqua in affanno, gli animali rischiano di non avere da bere e in alcuni casi vengono dissetati da rifornimenti di emergenza trasportati con gli elicotteri, con le autobotti e con le cisterne trainate dai trattori come già sta avvenendo a Malga Piz sul Grappa o a Malga Garda in Comune di Borgo Valbelluna».

Molti imprenditori agricoli stanno valutando il ritorno a valle forzato e anticipato: ieri (22 luglio) ad esempio, ha demonticato forzosamente malga Toront in Nevegal. Un ritorno a valle con larghissimo anticipo, visto che solitamente il bestiame scendeva a fine settembre o ai primi di ottobre. Ma non può essere altrimenti, vista la difficoltà di approvvigionamento del fieno necessario per sfamare gli animali. Intanto, negli alpeggi in difficoltà per scarsità d’acqua, per prati e pascoli secchi, è scattata la solidarietà fra gli agricoltori per ospitare pecore e bovini in stalle situate più in alto.

«La situazione dei pascoli in montagna è critica – aggiunge De Rocco – e in diverse zone si sta procedendo anticipatamente con il secondo taglio di fieno, per salvare il salvabile, visto che dal punto di vista della quantità si sta raccogliendo il 30% del foraggio; molte aziende sono costrette ad acquistarlo a prezzi altissimi, ammesso che riescano a trovarlo».

Gli effetti del cambiamento climatico si fanno sentire dunque anche in montagna, con un profondo cambiamento del paesaggio dai pascoli ai ghiacciai. La mancanza di acqua sta mettendo in crisi un sistema fondamentale per l’agricoltura e l’allevamento in montagna: sono a rischio produzioni tipiche, dai formaggi ai salumi. «Un patrimonio conservato nel tempo grazie alle imprese agricole che assicurano un impegno quotidiano per la salvaguardia delle colture agricole, la tutela del territorio dal dissesto idrogeologico e il mantenimento delle tradizioni alimentari» conclude De Rocco. «Si tratta di una risorsa per l’Italia anche che può contare su un patrimonio di antiche produzioni agroalimentari tramandate da generazioni in un territorio unico per storia, arte e paesaggio che sono le principali leve di attrazione anche per quei visitatori italiani e stranieri che ogni estate affollano sentieri e boschi, pascoli e malghe alla scoperta della montagna».

foto d’archivio

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