Diab, salta il tavolo. Verso la chiusura della produzione di pvc: a rischio 153 operai

Diab, salta il tavolo. Verso la chiusura della produzione di pvc: a rischio 153 operai

Si addensano nubi fosche sul futuro industriale della Diab di Longarone. Giovedì è saltato il tavolo regionale che avrebbe dovuto porre le basi per la reindustrializzazione del sito industriale, per il quale la proprietà svedese, un mese fa, ha comunicato l’intenzione di chiudere la produzione degli stampati in pvc, con il coinvolgimento diretto di oltre 150 lavoratori, sui 249 totali.

Eppure nei giorni scorsi era pure stato trovato l’advisor che si sarebbe dovuto occupare di trovare un investitore che rilevasse l’impianto e lo reinventasse, salvaguardando know-how e occupazione: si tratta di Sernet, una garanzia in tal senso, la stessa società che ha portato felicemente a conclusione la reindustrializzazione dell’Ideal standard di Trichiana.

«Nell’incontro in Regione l’azienda ci ha presentato un piano, ma troppo debole, che mancava di alcune questioni fondamentali – spiegano i sindacati -. Tra i quali la cessione dei brevetti e la disponibilità ad acquistare il pvc prodotto qui dagli eventuali nuovi proprietari».

Altri punti deboli, l’indisponibilità a cedere il fabbricato e i macchinari ad un costo vantaggioso o in prestito gratuito e il non voler cedere sugli incentivi per i lavoratori.

«Ma l’azienda – aggiungono i sindacati – ha subordinato ogni ragionamento di questo tipo alla sottoscrizione, da parte nostra, della procedura di cassa integrazione straordinaria per cessazione dell’attività del ramo pvc».

Una sorta di “cambiale in bianco”, rigettata al mittente: «Non possiamo accettare una sorta di ricatto di questo tipo, visto anche il pregresso. Quello che abbiamo ribadito è di aprire prima la procedura con l’advisor».

A questo punto il dietrofront, che potrebbe avere conseguenze drammatiche. «Alle nostre perplessità l’azienda ci ha comunicato la volontà di aprire unilateralmente, già martedì, la procedura di mobilità per chiusura dell’attività». Con l’esubero, di fatto, di 156 lavoratori: 113 interni a Diab e altri 43 tra tempi determinati, lavoratori in somministrazione e in staff leasing, che verrebbero licenziati al termine dei 75 giorni previsti per legge. Decisamente un brutto regalo di pasqua.

C’è da dire, inoltre, che già adesso una cinquantina di lavoratori è a casa (pagati dall’azienda, in mancanza di ammortizzatori sociali) a causa dello spegnimento, il 1° aprile, della pressa che produce il pvc.

E adesso? «Noi siamo sempre disponibili a trovare un’intesa per la reindustrializzazione dell’impianto, ma a certe condizioni. Ma se l’azienda non tornerà sui suoi passi e dovesse proseguire sulla strada della chiusura, insieme ai lavoratori valuteremo quali azioni intraprendere. Di certo vogliamo far diventare questo un caso nazionale, visto che parliamo di attività che vanno nella direzione della transizione ecologica di cui tanto si parla. Un controsenso inaccettabile».

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