De Carli (Cgil) e il futuro dopo la pandemia: «Preoccupa l’incertezza»

De Carli (Cgil) e il futuro dopo la pandemia: «Preoccupa l’incertezza»

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Mauro De Carli, segretario generale della Cgil Belluno

Se i contagiati calano, se gli ospedali non soffrono più della piena occupazione dei posti letto Covid, se i posti di terapia intensiva si stanno liberando vuol dire che è andato tutto bene? Soprattutto dobbiamo stare tranquilli rispetto al prossimo futuro anche a dispetto di una paventata ripartenza di una terza ondata di contagi?

Sono domande che mi sono posto in questi giorni, perché credo sia giusto preoccuparsi di quanto potrebbe succedere nei prossimi periodi in cui tutti pensano possibile una terza ondata del contagio, addirittura diversa dalle precedenti a causa delle varianti che il Covid porta con sé.

Preoccupazione quindi, soprattutto per evitare quel fatalismo che sta avvolgendo la nostra comunità e, io credo, venga spesso e soprattutto ora utilizzato per nascondere gli elementi di difficoltà che ci sono stati e che si vorrebbero tralasciare.

La Cgil, nelle sue varie forme di rappresentanza, ha chiesto da tanto tempo due cose: l’aumento del personale occupato presso le strutture sanitarie e le case di riposo e l’attuazione completa delle disposizioni, in particolare la DGR 782 del 2020, che avevano lo scopo di ostacolare il contagio in ambito sanitario, curare le persone colpite sia a  domicilio che negli ospedali, evitare il propagarsi dei contatti.

Le risorse ci sono e, tanto per sfatare uno stucchevole refrain dei nostri governanti regionali, vengono dal Governo centrale.

Solo oggi ci viene detto che le assunzioni sono possibili, si sono aperti i bandi, peccato non si riesca ad avere  personale aggiuntivo ma assistiamo ad un travaso  dalle Case di Riposo verso le Ulss, che quindi nei prossimi periodi rischiano di rimanere con pochi addetti, in attesa di veder uscire dai corsi abilitanti nuovo personale. Corsi peraltro oggi scarsamente frequentati anche a causa delle mancate coperture economiche che si dovrebbero poter offrire ai potenziali partecipanti.  

Le organizzazioni sindacali, da tempo hanno evidenziato questa situazione, siamo rimasti inascoltati e ora il problema è reale e consistente e con poche possibilità di soluzione.

Come denunciamo la mancata fase di tracciatura dei contatti, in particolare tra novembre e inizio dicembre 2020, anche qui probabilmente dovuta ad una carenza di personale, pur avendo convogliato anche altri servizi dentro il Dipartimento di Prevenzione. 

La provincia di Belluno ha avuto la maggiore percentuale sulla popolazione di contagiati, questo ha visto allontanarsi la fase di calo e procurato forti difficoltà nella gestione delle varie attività produttive. Infatti la percentuale di assenteismo denunciato dalle aziende, causa Covid ha trovato picchi dell’8, 9% nei mesi di marzo e aprile (quando tutti erano impreparati) e tra novembre  fine 2020. Il buon senso mi direbbe che come è stato facile in passato esternalizzare una serie di servizi della stessa Ulss, dovrebbe essere stato altrettanto importante affidare a un servizio esterno e aggiuntivo quel maggiore flusso lavorativo di contatti da “positivo Covid” da gestire.

Infine preoccupa la pianificazione della campagna vaccinale, specialmente quando dovrebbe entrare nel vivo della vaccinazione dell’intera popolazione: sappiamo che la fase 1, quella che opera per la copertura del personale sanitario complessivo oltre che per le case di riposo e dei loro ospiti, sta per essere terminata, completa dei famosi richiami al 21esimo giorno.

Ma non siamo riusciti a sapere come verrà attuata la fase successiva e con quali scadenze temporali. Non crediamo che la colpa possa essere data al calo delle forniture che Pfizer sta attuando, un calo non dovrebbe pregiudicare l’intera organizzazione del piano di vaccinazioni. Sembra invece che al primo incidente di percorso (impossibile che non avvengano) si stia cogliendo l’occasione  per scaricare le responsabilità contro gli altri.

Come Cgil, spero non solo noi, si chiede di avere indirizzi precisi su come si andrà ad operare  nella somministrazione dei vaccini, è importante non solo per portare in sicurezza la salute dei cittadini, siano essi lavoratori o pensionati, ma anche per rassicurare il sistema produttivo sul come e quando avrà capacità di stare sereno nel programmare la ripartenza e la fine dell’emergenza.

Serve anche per dare un’immagine generale sulla necessità di una vaccinazione di massa, cosi’ infatti si sono sconfitte altre malattie pandemiche in passato; oggi alcune visioni corporative, oserei dire negazioniste, ostacolano una totale partecipazione alla campagna vaccinale. 

Sappiamo invece che bisogna far scaturire tra i cittadini quel senso di responsabilità reciproca tra cittadini e Stato, in cui tutti devono mettere la loro parte, in alla cui base deve stare la salute individuale e collettiva, in cui tutelare se stessi e tutti gli altri.

Serve un campagna di sensibilizzazione, ma servono trasparenza, informazione, dialogo pubblico, per cui tutti possano essere informati e consapevoli della necessità di vaccinarsi.

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