Ha 30 anni e abita a Feltre: si chiama Samantha D’Incà e il suo nome, purtroppo, è rimbalzato sulle pagine e le tv di tutta Italia. Purtroppo, sì. Perché la povera Samantha, dallo scorso dicembre, è in stato vegetativo. E sua madre, Genzianella Dal Zot, si è rivolta ai media per dare voce alla figlia e alla sua volontà: «No all’accanimento terapeutico. Samantha – ha spiegato al Corriere della Sera – amava la vita. Ma quella che si vede sul letto d’ospedale, è un’altra cosa».
Staccare la spina come atto di libertà? Non secondo il giudice, al quale i coniugi D’Incà si sono rivolti. E secondo cui è doveroso tentare la riabilitazione, visto che non ci sarebbero gli estremi per ricorrere alla legge 219 del 2017, quella sul “fine vita”: Samantha deve essere idratata e nutrita.
Un caso delicatissimo, che interroga e scuote. Un caso in linea con quello di Eluana Englaro, la ragazza che, in seguito a un terribile incidente, ha vissuto in stato vegetativo per 17 anni. Tanto da spingere il padre Beppino a intraprendere una vera e propria battaglia culturale. «Una volta raccontai a Samantha di Eluana – ha proseguito la signora Genzianella, sulle colonne del Corriere – e lei ne rimase sconvolta: mi disse che quella non era vera vita».
La situazione precipita tra novembre e dicembre 2020: la trentenne feltrina scivola per andare al lavoro e si procura una frattura alla gamba sinistra. Ma un’operazione di routine sfocia in un vicolo cieco: la gamba si gonfia, le condizioni della giovane peggiorano, fino a quando i polmoni collassano e Samantha entra in coma: «La situazione era drammatica, per troppo tempo il cervello non ha ricevuto ossigeno. Gli esperti – ha concluso la madre – dicono che ha la coscienza pari a quella di un bimbo di un mese. Se venisse sottoposta a terapie, potrebbe arrivare solo al livello di un bimbo di due mesi. Per questo io, mio marito, la sorella maggiore e il fratello gemello di Samantha, ci batteremo senza sosta affinché siano rispettate le sue volontà».