L’identikit delle nuove mete turistiche post-Covid dice novità, natura selvaggia, cultura (compresa anche quella enogastronomica) e ciclabilità. Belluno ha carte importanti da spendere. Ma sarà pronta? Domanda legittima e stimolo fondamentale per gli operatori del settore, reduci da un buon inverno, ma anche dal buco nero provocato dalla pandemia.
A tracciare l’immagine del turismo che verrà è Isnart (l’istituto nazionale per le ricerche turistiche delle Camere di Commercio). I dati rilevati negli ultimi mesi dicono che un turista su due, in Italia, appartiene alle generazioni Y e Z. Tradotto: sono viaggiatori nati dopo il 1981 e nativi digitali. Il 94% di questi è attento alle opzioni di viaggio sostenibili e il 40% sceglie di esplorare destinazioni poco conosciute, assetato di riscoperta e senso di appartenenza. È il turismo “nuovo” in rapida evoluzione, quello con cui bisogna fare i conti dopo due anni di Covid, con il -43% di flussi turistici rispetto al 2019.
Come intercettare questi nuovi turisti? Isnart nel report periodico dà subito il suggerimento: non si deve più analizzare dove il turista va in vacanza ma “perché” ci va. Ecco allora i “trucchi” da tenere a mente anche per la provincia dolomitica, che rincorre la vocazione turistica.
Il turismo culturale continua ad avere un ruolo centrale nell’organizzazione dell’offerta, tanto che oltre il 53,1% degli operatori lo individua come propria area di specializzazione. Ma subito dietro viene il turismo naturalistico e quello enogastronomico.
L’altro modello è all’insegna del cicloturismo che continua a registrare un interesse crescente sia sotto il profilo della domanda (+30% di turisti che scelgono la bicicletta nel biennio 2019-2021), sia per la sua dimensione economica in quanto la spesa procapite di questa categoria di turisti è superiore alla media complessiva.