Un’amara e dolorosa scoperta per Micaela Coletti. Quando ha raggiunto il cimitero monumentale di Fortogna, intitolato alle vittime del Vajont, la presidente del Comitato Sopravvissuto non ha più trovato le foto e neppure i fiori che aveva deposto in memoria dei suoi defunti.
«Domenica scorsa – racconta – ho accompagnato in cimitero un ragazzo di 17 anni, originario di Mestre e interessato a saperne di più sulla tragedia del 9 ottobre 1963. Mentre parlavo con il giovane, all’interno della chiesetta, si è avvicinato il mio compagno Francesco: attonito, mi ha informato che erano sparite le immagini dei miei cari, oltre alle piante e ad alcuni piccoli angioletti».
Il regolamento non consentirebbe di esporre fotografie e oggetti a fianco dei cippi marmorei, in un luogo diventato monumento nazionale: «Di questo sono consapevole, ma al di là di una totale mancanza di buon senso – prosegue la presidente Coletti – le regole dovrebbero valere per tutti. A quanto pare, però, non è così, visto che l’unica tomba in cui piante e fiori rimangono al loro posto è quella del vescovo Gioacchino Muccin».
A Fortogna riposano i genitori, la sorella e la nonna di Micaela: «È sparito tutto, persino i porta-foto. Senza che nessuno ci abbia avvertito. Ora basta, ci vuole rispetto: per i morti, ma anche per chi è rimasto. E ha tutto il diritto di piangere i propri cari e portare loro un fiore».
Nel frattempo, la presidente Coletti continua a chiedere una sede per il Comitato Sopravvissuti: «È una richiesta che rivolgiamo al Comune di Longarone e che portiamo avanti dal 2014. Invano». E su uno dei luoghi simbolo del ricordo, conclude: «Vero, stiamo parlando di un cimitero monumentale. Ma il termine “monumentale” passa in secondo piano. Questo è prima di tutto un cimitero che custodisce i morti, con le loro storie di vita. Nessuno deve sentirsi in diritto di reprimere le emozioni di noi sopravvissuti».