È un’estate particolarmente buona per i ghiacciai dolomitici. Neve abbondante in luglio e temperature fredde anche a giugno. Una condizione favorevole per il mantenimento della superficie ghiacciata. Ma guai a parlare di inversione di tendenza: servirebbero molte estati così per far tornare a splendere i nevai delle vette rosa. E negli ultimi anni non è praticamente mai successo.
È la storia di una morte annunciata. Con numeri che non ammettono repliche e una ritirata che somiglia sempre di più a quella di Caporetto (Regresso inesorabile: i ghiacciai delle Dolomiti stanno morendo). Eppure, quest’anno i ghiacci resistono.
Lo dicono gli ultimi rilievi dell’Arpav. A cominciare dalle temperature, gradevolissime per i nevai. Perché la seconda decade del mese di luglio è stata la terza più fresca in quota dal 1990 (preceduta solo da quella del 1999 e del 1992). Anche il mese di giugno è stato il più fresco dal 2000. Quindi la fusione della neve invernale è stata fortemente rallentata.
«A metà luglio i ghiacciai delle Dolomiti erano ancora ricoperti in gran parte dalla neve invernale, alimentata anche dalle nevicate del 12 e 15 luglio – rilevano gli esperti di Arpav -. La neve del mese di luglio si presentava color bianco latte e nascondeva in parte la vecchia neve, ricca di deposizioni di sabbia del deserto delle nevicate di fine inverno, che la danno un colore rosato, e di depositi di pollini, principalmente degli abeti rossi, caduti in grandi quantità a maggio». Per la vita del ghiacciaio è importantissimo il colore bianco, perché respinge i raggi solari fino al 90%. Una colorazione diversa invece accelera esponenzialmente la fusione. E polvere e pollini depositati quest’anno in gran quantità tra marzo e aprile rischiavano di togliere più di qualche anno di vita alle “nevi perenni”.
Difficile dire quanto tempo resti ai ghiacciai delle Dolomiti. Impossibile forse. Più facile individuare quando i nevai “stanno male”. E non è l’estate. Le prime elaborazioni delle precipitazioni nevose in quota relative a dicembre, gennaio e febbraio dell’ultimo decennio, evidenziano una quantità di neve nella norma rispetto al periodo di riferimento 1961-90. A questa “normalità” di precipitazioni nevose dell’ultimo decennio per il trimestre dicembre-febbraio, si sono contrapposte temperature particolarmente miti nei periodi primaverili o di inizio estate che hanno sempre accelerato lo scioglimento della neve. Ma quest’anno giugno e luglio hanno tirato il freno a mano. Anche se non sarà sufficiente.