Centri di Agordo e Pieve chiusi: i donatori di sangue preoccupati

Centri di Agordo e Pieve chiusi: i donatori di sangue preoccupati

 

Ripartenza, ma a targhe alterne. E i donatori del sangue che fanno? Domanda legittima che riguarda quasi 2mila bellunesi. Tanti i soci dell’Abvs provinciale che hanno come punti di riferimento Agordo e Pieve di Cadore, dove i centri di raccolta non hanno ancora riaperto.

Questione di Covid, a quanto pare. Ma i sospetti portano da un’altra parte. E la paura che una risorsa importantissima del territorio possa essere azzoppata è la diretta conseguenza. Una paura che la presidente di Abvs, Gina Bortot, ha messo nero su bianco e spedito all’Ulss, all’assessore regionale alla sanità, alla Provincia, ai sindaci e al prefetto.

«Siamo un’associazione relativamente piccola, composta da 6.336 donatori attivi – la premessa di Gina Bortot -. I nostri donatori afferiscono per la donazione di sangue e plasma al Sit di Belluno e ai centri raccolta di Agordo e Pieve di Cadore. Il Dipartimento Trasfusionale di Belluno collabora all’autosufficienza di sangue non solo per i quattro ospedali di Belluno, ma anche per l’ospedale Brotzu di Cagliari e per il Tor Vergata di Roma».

L’Abvs va al cuore del problema. Perché durante l’emergenza Covid i centri di Agordo e Pieve sono stati chiusi, mentre i donatori sono stati invitati a non donare per non aggravare la situazione della pandemia. «Ora la situazione ospedaliera sta riprendendo e quindi anche la richiesta di sangue – continua Gina Bortot -. Ma Agordo e Pieve non riaprono. Perché? Ci viene risposto che non ci sono medici. Abbiamo però il sospetto che non sia solo un problema di persone, ma ci sia altro che non viene detto. Ciò che è certo è che i 24-26 donatori convocati per seduta di prelievo che potrebbero donare, ad Agordo ogni 15 giorni e a Pieve una volta la settimana, non potranno più farlo. Poco importa che qualcuno di loro farà 60 chilometri, oppure 120 tra andata e ritorno, pari a due ore e mezza di tempo in strada, per venire a donare a Belluno. Vorremmo che chi di competenza desse una risposta chiara agli 844 donatori dell’Agordino e ai 1.137 donatori del Cadore».

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