Avevano posizionato centinaia di metri di rete. Ed erano pronti con i furgoni per caricare la “refurtiva”, decine e decine di chili di pesce vivo. Ma sono stati scoperti con le mani nella marmellata e ora saranno denunciati per bracconaggio.
Maxi operazione in Alpago. Il lago di Santa Croce era stato messo nel mirino di una banda di rumeni, esperti nella pesca di frodo. A quanto è dato sapere, hanno tutti dei precedenti per bracconaggio nella zona di Rovigo, ma la loro rete era estesa fino al lago Trasimeno.
E proprio una rete ha permesso ai pescatori del bacino 7 di scoprire che stava succedendo qualcosa di losco. Nei giorni scorsi i volontari del bacino hanno trovato un pezzo nelle acque del lago. Poi un altro alla foce del torrente Tesa. Hanno capito subito che qualcosa non andava, perché la rete era lunga diverse centinaia di metri.
A quel punto sono state avvisate le forze dell’ordine, Carabinieri forestali e Polizia provinciale. E l’operazione di intelligence ha portato a cogliere sul fatto i bracconieri, pronti a intervenire nella notte tra giovedì e venerdì (18 e 19 maggio) con i furgoni per portarsi via i carichi di pesce. Con ogni probabilità puntavano a lucci e carpe vivi, esemplari di grossa pezzatura rivendibili a laghetti di pesca sportiva.
«Grazie al lavoro coordinato di Carabinieri forestali, Polizia provinciale e Guardie volontarie del Bacino 7, sono stati recuperati oltre 2 chilometri di rete posata alle foci del Tesa per la cattura di frodo di pesce e salvati molti esemplari di carpa e luccio» spiega Filippo Sitran, presidente del bacino. «Un grazie alle forze dell’ordine e a tutti i pescatori che hanno collaborato a questa operazione».