C’è un Pd che si prepara alle elezioni. E un Pd che non accetta i movimenti interni al partito. Non sono correnti, solo prese di posizione figlie di occhi, orecchi e teste pensanti. E poi c’è un Pd che non riesce proprio a starsene in silenzio e digerire l’ultimo rospo.

È il caso di Sebastiano Casoni, giovane Dem, vice segretario provinciale del Pd e assessore a Sedico, che con pacatezza si rivolge a Enrico Letta. Non per dirgli “stai sereno”. Del resto, dalle sue parole si capisce che c’è ben poco da stare sereni.

«Questa notte come Partito Democratico abbiamo perso l’occasione di trasformare in fatti le tante belle parole sentite finora» esordisce Casoni. «Lo vediamo in Veneto, considerato evidentemente terra di ripiego per qualche “big” di turno, lo vediamo specialmente in provincia di Belluno, territorio montano, complesso, dove perderemo anche la rappresentanza parlamentare».

Il riferimento è alla posizione di Roger De Menech, evidentemente non utile per una rielezione.  

«La candidature nei nostri collegi elettorali rappresentano un grave errore strategico, segno di miopia e della volontà di non voler costruire davvero, in Veneto, un alternativa al Centro-destra» continua Casoni. «Riguardo poi alla candidatura di Piero Fassino (sei legislature alle spalle) nel collegio che comprende anche Belluno, sono convinto della necessità di un gesto di serietà e coerenza da parte del partito con la revoca della candidatura. In alternativa, chi ha già avuto tanto dalla politica come Fassino, dovrebbe operare una scelta di responsabilità rinunciando alla corsa in favore di chi ha lavorato davvero sul territorio negli ultimi anni».

La conclusione è un colpo di fioretto al segretario nazionale, che segna una spaccatura notevole. «Caro Enrico Letta, la prossimità, l’attenzione per i territori e le relative comunità politiche sono valori solo se realmente praticati, altrimenti restano degli slogan». Qualcuno direbbe “ragionateci sopra”.