In Cadore, l’avvento con le sue festività era scandito dal campanot che risuonava in ogni paese all’imbrunire e durava fino alla viglia di Natale.
Ogni vallata cadorina ha tradizioni differenti.
Nel Cadore centrale, bambine e ragazzine davano l’annuncio del Natale portando per le strade il Bel Bambin e cantando il canto delle pastorelle.
L’attesa in Comelico era invece inebriata dal baccalà e la messa offriva la possibilità di rivedere i compaesani emigranti tornati per le festività.
I regali intorno al larin? Arachidi, fichi secchi e nocciole, tra nenie e canzoni a tema.
Il giorno di Santo Stefano è il momento del Verbum Carum: un coro formato da soli uomini passava di casa in casa.
E nella Valle del Boite? Si cantava il giorno dell’Epifania.
Un’altra curiosità è il capodanno mai festeggiato fino al Secondo dopoguerra.
Da lì in poi, dopo il Te Deum in chiesa, veniva festeggiato in casa con frittelle innaffiate di vino rosso. E si intonava il canto del Bel Bambin, nelle case degli sposi novelli, fino agli anni Sessanta, come buon auspicio.
Nel primo giorno dell’anno, in tutte le vallate i bimbi passavano per le case e bussando dicevano: “Bondì, bon an, la bonaman a mi”. “Buongiorno, buon anno, una mancia a me”.
Ma dovevano dire la frase prima che il padrone di casa aprisse la porta.
Un’altra curiosità ci porta all’Epifania: nella notte del 5, in Comelico, gli uomini prendevano dalle soffitte una pietra bianca, la immergevano in un recipiente di rame pieno d’acqua benedetta o lo lanciavano poi dalla finestra, per tenere lontani gli spiriti maligni.
Le donne più anziane delle case benedivano ogni stanza e facevano bere l’acqua Santa a ogni componente della famiglia. Nelle altre parti del Cadore, gli uomini facevano dei lunghi cortei cantando la Bela Stela.
E dal Cadore, un salto in Etiopia.
Sapete quando si festeggia il Natale lì? Il 7 gennaio.
Il piatto tipico è il Doro Wat on Injera ed è somigliante a una nostra piadina più soffice, sempre accompagnata da carne stufata molto speziata.
E in Australia? Il periodo natalizio corrisponde all’estate: birra ghiacciata e barbecue di pesce e crostacei. Il cenone poi è composto da piatti freddi… in fondo è caldo.E poi tavola da surf e via.
Il nostro viaggio si conclude con un ritorno in Italia, nelle Marche, dove è tradizione a Natale, infornare la pizza de Natà. Si tratta di un pane dolce che affonda le sue origini nella tradizione contadina. È condito con olio, nocciole, mandorle, uvetta, fichi secchi, scorza di arance e limoni.
Alla prossima!