Tra sospiri di sollievo e amarezze: il nuovo Dpcm accontenta a metà il mondo produttivo. Confartigianato intanto chiede ristori e risorse per chi dovrà tenere chiuso o ridurre l’attività.
«Parrucchieri ed estetisti possono tenere aperto, perché rispettano i protocolli: ci saremmo aspettati che il governo, con la stessa logica, lasciasse lavorare palestre, fitness, bar e ristoranti, distinguendo tra chi è ligio alle regole e chi no» commenta la presidente degli artigiani, Claudia Scarzanella.
L’amarezza per le palestre si somma alla preoccupazione per bar e ristoranti. «Sono fortemente penalizzati – continua la presidente Scarzanella -. Già adesso e negli ultimi mesi, hanno dovuto subire forti contraccolpi, dovuti a smart working e annullamento di eventi particolari. Adesso dovranno stringere ulteriormente i denti. E spiace il fatto che ancora una volta sia mancata la distinzione tra chi rispetta le regole e chi non lo fa. Sarebbe stato molto più semplice e sicuramente meno traumatico lasciar lavorare chi può farlo, in quanto ligio alle misure anti-contagio, e fermare solo chi non è in grado di garantire la sicurezza. Sarebbe stato anche un segnale preciso, che avrebbe ridato fiducia nelle istituzioni a tutto il mondo artigiano, che sempre più si vede vessato prima da un sistema burocratico fagocintante, e ora anche da norme che non premiano il merito, ma puniscono tutti per il demerito di qualcuno. È per questo che, con grande senso di responsabilità, chiediamo perlomeno un ristoro economico. Crediamo sia dovuto alle attività che pur rispettando in pieno tutte le misure previste, dovranno chiudere o limitare il loro lavoro. È doveroso curare il virus, ma non possiamo permetterci di mettere sul lastrico centinaia e centinaia di artigiani e loro dipendenti».