Ieri, a Stabie di Lentiai, la macabra scoperta legata al ritrovamento di due asini immersi in un lago di sangue.
Oggi, qualche metro più su, una nuova predazione: quattro pecore morte e una in procinto di essere abbattuta, a causa delle gravi ferite riportate dopo l’attacco del grande predatore. Perché il lupo ha colpito ancora.
E la strage di animali è ormai senza fine: «Nella parte alta di Stabie – racconta l’allevatore Mirko Ferrighetto – tengo dieci pecore per l’intera stagione estiva. Ma stamattina ho notato che cinque di loro erano in cima al recinto, particolarmente spaventate. Allora ho capito tutto: il lupo era tornato. E, purtroppo, me lo sentivo». Di alcuni ovini sono stati ritrovati solo i resti: «C’è un branco di predatori. Uccidono e portano via la carne, per darla ai cuccioli».
Ferrighetto è inevitabilmente sconsolato: «Siamo in ginocchio. Ormai non dormiamo nemmeno più di notte. Se la volontà è quella di far sì che tutti noi abbandoniamo la montagna, sappiano che ci stanno riuscendo benissimo». Anche oggi, l’allevatore è partito da casa alle 5: «Chi me lo fa fare? Ultimamente me lo chiedo spesso. Potevo svegliarmi tranquillo, insieme alla mia compagna, e magari andare da qualche parte per una gita. Invece sono qui a raccogliere bestie morte».
La passione, a volte, non basta: «Anche perché un lavoro ce l’ho, in fabbrica. Otto ore al giorno. Ma se non teniamo pulito noi questo territorio, chi lo fa? Il turismo in montagna è ancora possibile grazie alla presenza di tanti, piccoli allevatori, che curano queste zone e compiono i lavori più difficili e faticosi».
Da qui, l’appello a Regione e Unione europea: «Devono intervenire perché così non si riesce ad andare avanti. Ora ho una settantina di capi, ma in tre anni ho perso 14 pecore e 3 asini. È normale?».