“Il mister dei mister” l’ha definito qualcuno. Del resto, è stato uno dei più vincenti allenatori del Bellunese. Un uomo di sport, con le sue spigolature, per il quale la passione andava a braccetto con la competenza. Da ieri Aldo Borsato non c’è più. Si è spento a 72 anni, in una stanza dell’ospedale San Martino di Belluno, dove stava combattendo una malattia che ultimamente lo aveva tenuto lontano dai luoghi abituali d’incontro, dove amici e conoscenti lo vedevano per parlare di pallone. Ma che non gli ha mai tolto la verve per analizzare a fondo le vicende del calcio, da quello locale a quello internazionale. Ultimamente lo faceva attraverso la sua pagina Facebook, da juventino sanguigno e critico verso Allegri (come tanti altri juventini). Alla fine, non ha potuto seguire il big match con il Milan, che lo metteva sempre simpaticamente e goliardicamente contro il suo amico Quinto Piol.
È stato proprio Piol a dare la notizia della morte di Borsato, ieri mattina. E sui social è scattato subito il lutto. Perché Aldo, lo “special one” del Bellunese, era noto, conosciuto e apprezzato. Era stato lui a portare il Calcio Sedico fino in serie D (l’allora Interregionale) e ad alzare la Coppa Veneto dilettanti. Sempre lui a vincere campionato e Coppa Veneto con il Longarone. Senza considerare l’esperienza ricca di soddisfazioni a Ponte nelle Alpi. E poi la lunghissima lista delle squadre allenate, dove ha sempre lasciato ottimi ricordi: Ripa, Pedavena, Cavarzano, Castion (dove si è guadagnato la fama di “maestro”, coltivando il settore giovanile)…
I funerali saranno celebrati in forma privata nella chiesetta di Castoi, dove abitava, domani (lunedì 10 ottobre).