Acc «condannata a morte», scatta l’ora delle responsabilità

Acc «condannata a morte», scatta l’ora delle responsabilità

L’assassino, si sa, è sempre il maggiordomo. Nel caso di Acc, però, il campo si stringe ulteriormente. Nomi e cognomi precisi, un indirizzo solo: il ministero dello sviluppo economico. La fabbrica non è ancora morta, ma il filo che la tiene in vita è sempre più sottile. E se alla fine dovesse spezzarsi, meglio sapere fin da subito di chi è la colpa.

È questo, in sostanza, il messaggio del sindaco di Borgo Valbelluna, Stefano Cesa. Il primo cittadino ha partecipato all’incontro del Mise del 23 aprile (quello in cui era stato annunciato un emendamento al Dl Sostegni per garantire la liquidità necessaria ad Acc). E ricorda bene cosa è emerso. Inevitabile e amarissima quindi la sua sorpresa nell’apprendere che martedì 4 dell’emendamento promesso non c’era traccia.

«All’incontro del 23 aprile – come comprova il verbale diffuso dallo stesso governo – il ministero dello sviluppo economico si era impegnato a presentare un emendamento al Decreto Legge Sostegni che consentisse di far arrivare subito ad Acc la cassa necessaria alla sua sopravvivenza, in pericolo già nei prossimi giorni – scrive Cesa in una nota -. Sulla base di quell’impegno, ho convocato per il successivo 29 aprile una riunione con la Regione, la Provincia, i sindacati e l’associazione industriali, i sindaci, i parlamentari e i consiglieri regionali bellunesi che hanno approvato all’unanimità un documento basato proprio su quell’impegno solenne. Ora apprendiamo dalla stampa – senza nessuna spiegazione – che quell’emendamento non sarà presentato dal ministero, in violazione degli impegni assunti. A noi non interessano le polemiche, le accuse, le recriminazioni. A noi interessano i fatti. L’unico fatto che può essere messo in campo per sanare la crisi aperta dall’omissione del Mise è che il governo trovi, nel giro di poche ore, una soluzione che finanzi Acc, e le consenta di sopravvivere fino alla sua cessione a seguito di gara, ad oggi non ancora autorizzata dal Mise. Decideremo poi se fare o no ItalComp, se farla a guida pubblica o privata, se accogliere o meno un altro compratore asiatico. Adesso servono i soldi, subito».

Soldi che devono arrivare entro fine maggio. Il tempo stringe.

«Esigiamo che il governo prenda pubblica posizione senza incertezze e ambiguità. Chiediamo a tutti i politici bellunesi di esigerlo, nel nome della nostra comunità che non merita di vedere ingiustamente condannata a morte una grande fabbrica che produce ed esporta in tutto il mondo. Non accadesse questo salvataggio, con conseguente desertificazione che non sarà solo industriale, ma anche civile e sociale, con conseguenze drammatiche per la nostra comunità bellunese, qualcuno si dovrà assumere le sue responsabilità. E saranno responsabilità enormi».

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