La SSD Dolomiti Bellunesi ha il suo jolly offensivo: è Nicolò Visinoni. Classe 1995, originario del Lido di Venezia, dopo aver mosso i primi passi calcistici in Promozione (Laguna) ed Eccellenza (Piovese), fa il suo esordio in D nel 2014, con la maglia dell’Union Pro. A seguire, il passaggio al Montebelluna e al Cartigliano, prima di tornare in Eccellenza con il Giorgione. E di riprendere la strada che porta in D, ancora a Montebelluna, mentre è storia recente la doppia stagione al Montecchio Maggiore, arricchita da 57 presenze e 21 gol.
VETRINA – «Sì, posso svolgere più ruoli in zona offensiva – afferma il neo arrivato in casa dolomitica -. Non avendo una particolare fisicità, mi baso soprattutto sulla tecnica: in passato, ho agito da trequartista, seconda o prima punta ed esterno d’attacco. Se dovessi scegliere, mi piace giocare dietro alla prima punta». Visinoni è raggiante: «Sono in una grande società, che ha ambizioni rilevanti e strutture di prim’ordine Qui non manca nulla. Per me è una bellissima vetrina, oltre che la scelta più giusta».
SEMPLICE E SOLARE – L’attaccante ritrova il direttore sportivo Leopoldo Torresin, con cui aveva già lavorato a Cartigliano: «Lo stimo molto, credo in tutto ciò che dice e fa. Lo considero una splendida persona». E valori morali importanti li ha pure l’ex Montecchio: «Sono un ragazzo piuttosto semplice, senza particolari pretese. Ma, allo stesso tempo, mi ritengo solare. E adoro stare in compagnia».
DAL SOL LEVANTE ALL’AMERICA – Nicolò ha vissuto un’estate avventurosa: «Sono stato un paio di settimane in Giappone insieme alla mia fidanzata. E, in questo modo, ho realizzato un sogno. Poi ho raggiunto mia sorella, che aspetta un bambino e vive alle Hawaii. A quel punto, mi sono fermato tre giorni a San Francisco, prima di completare il tour a Zurigo, dove abita la mia ragazza. Ma, in questo mese e mezzo di viaggi, mi sono sempre allenato».
CLASSIFICA MARCATORI – Visinoni ha già il pensiero rivolto al raduno del 22 luglio: «So che, in serie D, è particolarmente difficile – sorride – ma in maglia dolomitica mi piacerebbe lottare per vincere la classifica dei marcatori. Sia chiaro, non cerco il gol a ogni costo: anzi, mi piace servire assist ai compagni. Ma mi ritengo competitivo: voglio vincere. E se perdo, anche una semplice partita, sto male per giorni».
DENIS CHIESA TORNA A CASA – Dopo tre stagioni fuori regione, tra la serie C con la Reggiana e il Montevarchi e la D vissuta nelle file di Pistoiese e Riccione, il ventitreenne nativo di Feltre si lega alla SSD Dolomiti Bellunesi: «Poiché i miei obiettivi convergono con quelli della società, la decisione si è rivelata automatica. Sono tornato in provincia perché qui si possono fare le cose in grande».
DA FUORIQUOTA A UOMO – L’ex centrale del Belluno ha toccato con mano il professionismo: «È partito un Denis “fuoriquota” ed è tornato un uomo – afferma -. Mi sento cresciuto in maniera importante: pure dal punto di vista personale. Perché, nel momento in cui sono andato via di casa, ero solo. Non avevo con me la famiglia, gli amici o gli affetti. E questo porta indubbiamente a maturare». Una maturazione che è avvenuta anche sotto il profilo calcistico: «Lungo il mio percorso, ho avuto la fortuna di incontrare professionisti del calibro di Aimo Diana o, sul rettangolo verde, Luca Cigarini, solo per citare due nomi. Persone di altissimo livello, grazie alle quali ho vissuto delle esperienze bellissime e formative».
PERNO – Dal punto di vista tecnico-tattico, Denis può agire nel cuore del pacchetto arretrato o davanti alla difesa: «Ho giocato spesso da perno di una retroguardia a tre, come quando vestivo la maglia del Belluno, mentre a Montevarchi sono tornato “all’antico” e ho agito da mediano. Forse mi sento più un difensore, ma sono a disposizione per ricoprire il ruolo che mi darà il mister. E per aiutare il gruppo».
SERENITÀ – Il centrale, classe 2001, ritrova Simone Bertagno: un tempo suo compagno di squadra e, a volte, di reparto, mentre ora è il direttore dell’area tecnica legata alla SSD Dolomiti Bellunesi: «Mi sono confrontato con lui – prosegue Chiesa – oltre che con il direttore sportivo, Leopoldo Torresin. E ho capito quanto lavoro ci sia dietro agli ottimi risultati della scorsa stagione e alla crescita esponenziale del club». Idee e prospettive sono chiarissime: «Spero di togliermi il maggior numero di soddisfazioni. Anzi, so che arriveranno. Confido di trovare quella continuità di rendimento che a volte, negli ultimi anni, era un po’ mancata. E, soprattutto, di stare bene con me stesso e di trovare serenità. Ora che è arrivata questa chiamata, sono più carico che mai».