Una scuola per lavorare il legno: il progetto di “Lampo” prende forma

Una scuola per lavorare il legno: il progetto di “Lampo” prende forma

 

Dove la fantasia sfocia in realtà. Dove i sogni dei bambini e degli adulti diventano concreti. Dove le figure immaginarie prendono forma: draghi, Pinocchi, Giauli (creature simili agli gnomi: metà uomini e metà cirmolo). 

Quel “dove” è a Castellavazzo, all’interno del laboratorio gestito da Mauro “Lampo” Olivotto, sopraffino interprete nell’arte dello scolpire. E del pensiero: «Per il nostro laboratorio, il virus è stato un flagello – racconta proprio Olivotto, che gestisce lo spazio artistico con la moglie Manuela Murazzano -. La gente non si fida più, non viene a trovarti». E anche la produzione ne risente: «È inevitabile, perché il nostro è un lavoro che va pianificato sul lungo termine. La pandemia ha creato dei problemi». 

Ma dal problema all’opportunità, il passo è breve. E lo scultore rilancia con forza un progetto che cova da tempo sotto la cenere: «A Castellavazzo stiamo realizzando una scuola legata alla lavorazione del legno. Sarà soprattutto un luogo di incontro e di formazione, orientato a fornire agli iscritti gli strumenti adatti per produrre reddito. Perché una scuola non può essere fine a se stessa: deve mirare alla creazione di posti di lavoro e benessere, ma senza trascurare il senso di appartenenza per il territorio. In caso contrario, è inutile parlare di rilancio del turismo». 

Le mani di Olivotto scolpiscono nel legno. E nella speranza: «Ho l’impressione che questo virus abbia diviso ulteriormente le persone. Noto un imbarbarimento dei costumi, oltre a una certa diffidenza e a un disagio che emerge dal contesto sociale. Eppure sono fiducioso, perché viviamo in montagna. E la collettività riscoprirà il piacere di salire in quota, in mezzo al verde e alla natura». Già, la natura: «Durante la pandemia, si è scrollata di dosso un po’ di polveri sottili e ha ricevuto una bella boccata d’ossigeno. Insieme all’arte, ci salverà». 

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