Subappalti nel trasporto pubblico, la Filt Cgil chiede un confronto a Palazzo Piloni

Subappalti nel trasporto pubblico, la Filt Cgil chiede un confronto a Palazzo Piloni

Turni sempre più lunghi, retribuzioni non adeguate al mutato contesto, responsabilità enormi e rischio per la stessa incolumità fisica, lunghe soste in piazzali spesso privi anche dei servizi igienici. Sono i disagi quotidiani di chi lavora nel trasporto pubblico. Degli autisti delle grandi aziende come dei lavoratori in subaffido.

A sollevare la questione è la Filt Cgil, che chiede un confronto alla Provincia. «Se questi sono i problemi generali del settore c’è una situazione oggi ancora più grave che è quella vissuta dagli autisti impegnati nel subaffido – premette la segretaria provinciale Filt, Alessandra Fontana -. La legge regionale del 2004 infatti prevedeva l’obbligo per le aziende di tpl di subaffidare una percentuale del servizio ad altri operatori. Doveva essere una misura ponte per promuovere la concorrenzialità nel settore in vista delle successive gare per l’affidamento del servizio. Peccato però che il ponte si sia rivelato piuttosto lungo e che addirittura, con l’emergenza Covid, si sia estesa la possibilità per le aziende di subaffidare una percentuale superiore al 40%. Come Filt da tempo siamo impegnati nella battaglia per la riduzione degli appalti. Concordiamo processi di riduzione della filiera e di reinternalizzazione nelle aziende private, consapevoli che il più delle volte l’appalto serve solo a ridurre il costo del lavoro e a creare dumping sociale tra i lavoratori. Ancora di più dobbiamo favorire tali processi nelle aziende di servizio pubblico». 

Da qui la richiesta di un incontro alla Provincia, ente di governo tpl e proprietaria di maggioranza di Dolomitibus spa. «Chiediamo che, con la definizione del nuovo assetto societario di Dolomitibus, si possa avviare un confronto che possa garantire, se non il venir meno del subaffido (se il bacino d’ambito ottimale del tpl è provinciale non si capisce perché non lo possa essere anche la gestione del servizio), quanto meno la piena equiparazione delle condizioni normative ed economiche dei lavoratori del settore – conclude Fontana -. Indossano la stessa divisa, guidano gli stessi mezzi, si confrontano con gli stessi utenti, hanno gli stessi turni: vadano riconosciuti a tutti gli stessi diritti». 

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