A maggio la natura è nel suo pieno vigore.
Esplode in maniera vitale: i frutti piano, piano sostituiscono i fiori degli alberi.
E iniziano anche i temporali, quelli forti e impetuosi, che da sempre sono il terrore dei contadini.
I campi appena seminati, i frutti appena abbozzati sono a rischio con le piogge abbondanti e violente.
Ecco quindi che molti proverbi si sono tramandati nei tempi e sono legati proprio a questo periodo dal cielo “pazzerello”.
«Se piove il de la Sensa per quaranta dì no se sta senza»: se piove il giorno dell’Ascensione pioverà per quaranta giorni.
Non solo al cielo: i contadini si rifacevano anche agli animali per le previsioni meteorologiche.
In Agordino si diceva: «Quando el gat bassa le recie, la piova vien do a secie». Ovvero, quando il gatto abbassa le orecchie la pioggia arriverà a secchiate.
Scendendo verso la Valbelluna era il gallo a dire la sua: «Col gal canta fora de ora, gnen piova!».
Scendendo poi verso il Basso Feltrino, sono le rane e i corvi a indicare se pioverà o meno, perché si dice non abbiano partecipato alla creazione del mondo: «E alora al Signor l’à dit, voi racole (rane) e corf (corvi) no podarè bever acqua de fontana, via che quela che casca dal ziel». Quando le rane gracidano di notte e corvi gracchiano, sicuramente pioverà. Parola di contadino.
Alla prossima curiosità!