Non è un paese per vecchi. Ma di certo neanche per i giovani. I dati demografici certificano quello che si può intuire con gli occhi: gli Under sono sempre meno, in provincia di Belluno. E quindi il ricambio generazionale all’interno dei luoghi di lavoro diventa sempre più difficile. Di fatto, le aziende (ma anche scuola, pubblica amministrazione, commercio…) sono costrette a pescare in un bacino sempre più ristretto che non va allo stesso ritmo dell’economia.
IL DATO
A livello nazionale, negli ultimi dieci anni è sceso di quasi un milione il numero dei giovani tra i 15 e i 34 anni. La crisi demografica sta facendo sentire i suoi effetti e nei prossimi anni la rarefazione delle maestranze più giovani è destinata ad accentuarsi ulteriormente. Tra il 2023 e il 2027, ad esempio, il mercato del lavoro italiano richiederà poco meno di tre milioni di addetti in sostituzione delle persone destinate ad andare in pensione. «Nei prossimi cinque anni quasi il 12% degli italiani lascerà definitivamente il posto di lavoro per aver raggiunto il limite di età. Con sempre meno giovani destinati a entrare nel mercato del lavoro, “rimpiazzare” una buona parte di chi scivolerà verso la quiescenza diventerà un grosso problema per tanti imprenditori». La denuncia è sollevata dall’Ufficio studi della Cgia.
A BELLUNO
Nella piccola provincia montana che da decenni fa a pugni con lo spopolamento, il dato dei giovani è e rimane allarmante, anche se nel confronto con altre aree del Paese (il Mezzogiorno) sembra perdere Under in maniera più lenta.
In ogni caso, la popolazione 15-34 anni contava 39.309 unità nel 2013, 37.796 nel 2019, e 37.333 nel 2023. Significa che si sono persi quasi 2mila giovani in dieci anni. Non sono pochi.