Chi rompe paga, e i cocci sono suoi. Dovrebbe valere anche in Valle del Mis, dove sono ancora ben visibili i resti di quella che sarebbe dovuta diventare una centrale idroelettrica.
I lavori erano iniziati in tutta fretta, ma poi sono stati interrotti perché quell’impianto – alle porte del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi – non si poteva fare. Stop al cantiere imposto dalla magistratura nel 2012. Concessioni non legittime. Insomma, un pasticcio che si è trascinato per anni nelle aule di tribunale, con la società costruttrice – la Eva Valsabbia – che addirittura aveva chiesto un risarcimento di quasi 40 milioni di euro per non essere riuscita a mettere in esercizio la centrale. E adesso? Secondo il Tribunale superiore delle acque pubbliche (sentenza del marzo 2016) Eva Valsabbia deve predisporre il progetto di ripristino dei luoghi. Deve cioè riportare la valle a come era prima dell’avvio dei lavori. Eppure, l’aborto di centrale è è ancora lì, anche perché l’azienda ha fatto ricorso contro la sentenza.
In questo quadro complesso interviene anche la Provincia, che proprio in Valle del Mis ha in corso i lavori di ripristino della strada provinciale 2. «Ci coordineremo con il Genio Civile, per capire a che punto sono le opere di ripristino dei luoghi dopo lo stop alla costruzione della centrale idroelettrica – afferma il consigliere provinciale delegato alle infrastrutture, Fabio Luchetta (in foto durante un sopralluogo proprio in Valle del Mis) -. Da anni la questione è ferma, ma le costruzioni che erano state cominciate per le condotte, gli sbarramenti e l’edificio della centrale sono ancora lì. Per una messa in sicurezza complessiva della strada rischia di diventare inutile fare interventi oggi, se poi tra qualche anno o qualche mese dovesse cominciare il cantiere di bonifica e ripristino. Per questo contatteremo il Genio Civile, per fare il punto della situazione. Intanto i lavori che abbiamo in essere con Veneto Strade proseguono».
La Provincia ha investito oltre 1 milione di euro in due interventi di ripristino. Uno al km 23+420 per il consolidamento del corpo stradale a seguito del cedimento del muro di sostegno a valle della strada (per 366mila euro); e uno tra le progressive km 17+500 e km 18+500 per il ripristino del piano viabile causa cedimento del muro di sostegno e del corpo stradale (per 650mila euro). «Due interventi che sarebbero stati indispensabili comunque – conclude il consigliere Luchetta -. Ma ora non vogliamo che si verifichi quel fenomeno che troppo spesso vediamo, per cui chiuso un cantiere stradale se ne apre subito un altro, che rovina quanto fatto in precedenza. Se deve essere fatto il ripristino dei luoghi da parte di chi aveva iniziato la costruzione della centrale idroelettrica, è necessario razionalizzare gli interventi, per una messa in sicurezza complessiva e più funzionale dell’intera arteria della valle del Mis».