Olimpiadi 2026, gli industriali hanno il piano: sbocco a Nord e collegamenti intervallivi

Olimpiadi 2026, gli industriali hanno il piano: sbocco a Nord e collegamenti intervallivi

Coinvolgimento. E infrastrutture. Sono i due ingredienti che Confindustria Belluno ha già pronti per le Olimpiadi 2026. Il coinvolgimento è quello che gli industriali chiedono. Le infrastrutture invece sono già state messe nero su bianco, su un piano dettagliato che aspetta solo di diventare realtà.

«Siamo pronti a mettere a disposizione di Regione e Governo il piano delle infrastrutture che stiamo realizzando accanto alle associazioni degli industriali di Trento e Bolzano con il supporto operativo dell’Università di Padova» dice la presidente di Confindustria Belluno Dolomiti, Lorraine Berton, all’indomani dell’incontro del presidente della Regione Veneto Luca Zaia con il ministro Enrico Giovannini e il board esecutivo di Milano-Cortina 2026. 

Proprio gli industriali bellunesi con i colleghi di Trento e di Bolzano stanno portando avanti da diversi mesi uno studio volto a definire lo stato attuale e gli scenari pre e post Olimpiadi del sistema delle infrastrutture. A elaborarlo sono i ricercatori del Dipartimento di Ingegneria civile, edile e ambientale – Icea dell’Università degli Studi di Padova.

«È un progetto in tre step – ricorda Berton -, che va dalla ricognizione e mappatura dell’esistente alla programmazione futura, guardando a uno sviluppo integrato dei territori alpini e delle loro interconnessioni con la pianura e i Paesi confinanti. Ci sono le infrastrutture viarie ma anche quelle immateriali, altrettanto fondamentali se vogliamo rimanere competitivi».

Nel caso del Bellunese focus specifici sono dedicati ai collegamenti intervallivi, dall’Alto Agordino al Comelico, passando per il Basso Feltrino. E questo in chiave trans-provinciale. Un capitolo specifico è dedicato allo sbocco a nord da intendersi come “corridoio multimodale”, aperto alle varie soluzioni stradali, ferroviarie e telematiche.

Due gli orizzonti temporali del piano degli industriali: il primo è quello del 2026, anno delle Olimpiadi, il secondo è quello del 2030-2035.

«La programmazione si fa sia sul medio che sul lungo periodo e questo è il momento giusto – anche grazie alle risorse del Next Generation Eu – per poter gettare il cuore oltre l’ostacolo e recuperare in parte quel gap infrastrutturale che riguarda la nostra montagna ormai da decenni e tra le cause principali dello spopolamento delle terre alte» conclude Berton. «Penso che il nostro piano possa evitare ulteriori studi e doppioni: è una proposta che parte dal territorio per il territorio, senza campanilismi».

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