Mazarol: il folletto di rosso vestito che ha cacciato gli Unni

Mazarol: il folletto di rosso vestito che ha cacciato gli Unni

 

Con le temperature rigide degli ultimi giorni, chissà dove si ripara questa creatura, con le fattezze di un folletto. Stiamo parlando del Mazarol: folletto di rosso vestito. Cappuccio in testa e scarpe a punta: le “zopele”. Il suo viso segnato da un ghigno malefico: viveva nelle grotte e in anfratti isolati e non amasse la presenza dell’uomo.

La creatura però si affezionò alle sponde del Piave dove, di tanto in tanto, andava a bere o rilassarsi un po’. Amava talmente il suo territorio da esserne il custode. E si scagliava contro chiunque provasse a metterlo in pericolo.

Si racconta, infatti, che abbia addirittura allontanato gli Unni con il famigerato Attila. La presenza di questo popolo durò poco in Veneto, in quanto El Mazarol, in una notte d’inverno, soffiò sul fuoco acceso dai soldati e incendiò tutte le pelli che fungevano da coperte per ripararsi dal freddo. Non contento con le sue “zopele” rovesciò i paioli contenenti le minestre calde e tirò la barba a tutti gli Unni, ungendola con il vischio.

Tutto qui? Certamente no, troppo poco per il perfido Mazarol! Legò tra loro le code dei cavalli e il mattino seguente, un po’ impauriti per ciò che avevano subito durante la notte, gli Unni si prepararono all’assalto di Opitergium. Ma qualcosa non andò come speravano. Una volta saliti a cavallo, non riuscivano ad avanzare e, umiliati da questo folletto, se ne andarono. Si pensa che Opitergium, ovvero Oderzo, sia stata salvata proprio dal Mazarol.

Ma non basta: la creatura si innamorò delle rive del Piave e le risalì di notte, fino alle nostre vallate in Agordino. Si dice che chi calpesta le sue impronte venga colpito da un incantesimo. E così fu per una giovane e bella ragazza che pestò suo malgrado le sue “peche” (impronte).

El Mazarol portò la giovane nella sua capanna nel fitto bosco: la trattava con sufficienza, facendola pulire da mattina a sera. Doveva inoltre curare gli animali della stalla: il Mazarol era un ottimo malgaro. Le insegnò diversi trucchi del mestiere: trucchi addirittura sconosciuti agli abitanti delle nostre Dolomiti.

La ragazza osservava come il folletto lasciasse riposare il latte appena munto: scremandone la crosta che si formava in superficie e lavorandola poi in un secondo momento, produceva il burro. Un prodotto sconosciuto a quell’epoca nelle nostre valli. La giovane si guadagnò, nel tempo, la fiducia del Mazarol, che la lasciava sempre più libera. Un giorno ne approfittò e scappò, inseguita da quell’essere. Riuscì a salvarsi e, una volta rientrata al villaggio, insegnò ai compaesani a produrre il burro.

E il Mazarol? Questa creatura si aggira ancora nei nostri boschi, nelle nostre valli e nei nostri sentieri. Un ammonimento a chi li percorre: attenti a non pestare le sue orme perché non ha perso il vizio di fare dispetti. E magari, con questo freddo, si muove di più per scaldarsi.

Alla prossima!

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