Tutti sotto i banchi: c’è il terremoto. Magnitudo covid-19. L’emergenza sanitaria che ha caratterizzato la vita dell’ultimo mese inizia a preoccupare gli studenti bellunesi. Soprattutto quelli che proprio in questi giorni, se la situazione fosse stata normale, avrebbero festeggiato i 100 giorni alla maturità. Solo che la situazione è tutto fuorché normale. Le lezioni vanno avanti a macchia di leopardo, tra Skype, whatsapp e dispense inviate via mail. Qualche interrogazione in videoconferenza c’è e ci sarà. Per i compiti, chissà. La grande incognita, però, resta l’esame di stato. A giugno o più avanti? E con quale modalità? 

«Si vocifera che ci sarà solo l’orale» dice Andrea, che frequenta il liceo scientifico a Belluno. Ma le voci, si sa, spesso non hanno alcun fondamento. La realtà è che il ministero dell’istruzione non ha ancora fatto sapere niente neanche sull’eventuale recupero dei giorni persi. Impossibile fare previsioni sulla maturità.

E gli studenti cosa dicono? Alcuni non ci pensano: hanno paura per la loro salute e per quella dei loro cari. Altri, invece, temono di ritrovarsi a maggio con centinaia di pagine da studiare e decine di compiti da recuperare. 

«Non saprei proprio cosa succederà» dice Matteo, del liceo Lollino. E se ci fosse una sanatoria? Tutti promossi e via… era la speranza dei protagonisti di “Notte prima degli esami”, film di qualche anno fa e sempre riproposto a ridosso degli esami. Qualcuno esulterebbe all’idea. Qualcun altro invece preferirebbe mettersi alla prova. Come Maddalena, all’ultimo anno del Lollino: «Tutti 60 e immatricolati all’università? Meglio di no». Del resto, l’esame di maturità è anche un rito iniziatico, che immette i giovani nella vita da adulti. Certo è che anche questo coronavirus, con chiusure e stop annessi e connessi, rischia di diventare una tappa obbligata verso la maturità…

(si ringrazia Giovanni Bianchini per aver raccolto alcune delle testimonianze)