Ludopatia, fenomeno in crescita: «Attenzione ai segnali rivelatori»

Ludopatia, fenomeno in crescita: «Attenzione ai segnali rivelatori»

Fausto ha 64 anni. Ha cominciato a giocare d’azzardo oltre vent’anni fa. Prima con gli amici, per divertimento, quando ancora le “macchinette” premiavano con consumazioni al bancone del bar. Poi sono arrivati i tagliandini, e infine i soldi. Piano piano il gioco è diventato un’ossessione, il pensiero fisso della giornata. Ed è iniziata la discesa nell’abisso.

Quella di Fausto è una delle migliaia di storie di persone cadute nel vortice della ludopatia. La sua, a lieto fine (è “pulito” ormai da un decennio, è stata raccontata  è a lieto fine, raccontata mercoledì durante il convegno “L’azzardo del gioco”, organizzato dal Ser.D (il Servizio dipendenze) dell’Usl 1 in collaborazione con le sigle sindacali dei pensionati.

Nella stessa situazione di Fausto ci sono centinaia di bellunesi. Esistenze distrutte da un fenomeno ancora molto sommerso ma in continua crescita. «Sono state una cinquantina le persone che abbiamo seguito quest’anno – spiega Amalia Manzan, direttrice del SerD di Belluno – di tutte le età e classi sociali». La pandemia ha acuito il problema, come spiega la stessa Manzan:

I dati riferiti al 2019 (gli ultimi disponibili) dicono che per quanto il gioco d’azzardo in tabacchini, bar e sale slot il volume delle giocate in provincia è di 1.040 euro a testa all’anno, con una perdita di 270 euro pro capite. Nel 2018 sono stati 69 i milioni di euro giocati nel Comune di Belluno, 30 milioni in quello di Auronzo, 14 a Cortina, poco meno di 13 a Santa Giustina e 11 milioni a Sedico.

Non c’è un vero identikit del giocatore incallito, anche se il soggetto tipico è maschio tra i 40 e 50 anni. «Ma sono moltissimi anche i pensionati – aggiunge Luca Cecutti, assistente sociale del SerD di Auronzo –nei quali spesso è più difficile rilevare il problema, perché la rete familiare e sociale che li circonda è più disgregata».

Ci sono però dei segnali che vanno colti. E a farlo, spesso, è proprio la rete formata da amici e familiari:

«Già nel corso della definizione del Piano di Zona straordinario 2021 – spiegano Rita Gentilin, Maurizio Cappellin e Debora Rocco, rispettivamente di Spi Cgil, Cisl Fnp e Uilp Uil – avevamo espresso la nostra preoccupazione. In particolare, iniziavamo a ravvisare situazioni di sovraindebitamento con conseguenti richieste di cessione di 1/5 dello stipendio, anticipi dal fondo pensione o altri benefici utili a saldare situazioni debitorie». «Per questo – concludono – chiediamo da tempo ai sindaci di attuare ciò che la normativa regionale prevede in materia di contrasto al gioco d’azzardo patologico, come il rispetto delle distanza dai bancomat e gli orari di chiusura». E insieme al Dipartimento delle Dipendenze si è decisa una collaborazione in tre direzioni: informazione alla popolazione, formazione e trattamento.

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