Anche la provincia di Belluno si mobilita contro la manovra economica varata dal governo Draghi. Questa mattina, di buon’ora, da Piazzale della Resistenza sono partiti tre autobus cariche di lavoratori e pensionati, che sfileranno a Milano al fianco dei segretari provinciali di Cgil e Uil, Mauro De Carli e Michele Ferraro, che ieri in conferenza stampa hanno presentato motivazioni e finalità della protesta.
«E’ un discorso di giustizia sociale ed equità – spiegano i sindacalisti – che manca totalmente in una manovra che giudichiamo insufficente». Due, in particolare, i punti dolenti. «Partiamo dalle pensioni – spiega De Carli – la manovra prevede il superamento di “quota 100” e di fatto il ritorno alla legge Fornero, senza introdurre quegli elementi di flessibilità all’uscita dal lavoro che chiediamo a gran voce. L’introduzione della cosiddetta “quota 102” sembra quasi una presa in giro, dato che porterà al massimo a 8.500 uscite anticipate a livello nazionale. Tradotto nella nostra provincia, parliamo di una cinquantina di lavoratori in tutto».
C’è poi il tema degli sgravi fiscali, fortemente sbilanciati a favore di chi porta a casa oltre 40mila euro all’anno. «Peccato che l’85% dei lavoratori bellunesi abbia un reddito inferiore ai 35mila euro all’anno, percentuale che sale all’87% tra i pensionati. E per queste fasce di reddito gli sgravi fiscali sono irrisori». Colpa di una scelta precisa. «Il governo ha diviso a metà i 7 miliardi previsti nella manovra: il 47% per chi ha redditi sopra i 35mila euro, il 53% per chi sta sotto. Ma la platea di riferimento è nettamente diversa».
Tra i temi in discussione anche la lotta al precariato. Che è sempre più diffuso pure in provincia, come dimostrano i dati di Veneto Lavoro. «In generale la ripresa occupazionale c’è – spiegano Ferraro e De Carli – anche se non raggiunge ancora i numeri di due anni fa, ma è legata al precariato. Basti pensare che il 77% dei contratti dei nuovi assunti è a tempo determinato». Rispetto al 2019 i primi nove mesi del 2021 hanno visto 125 assunzioni in meno, ma sono cresciuti di molto i contratti precari (+ 1.540), soprattutto per quanto riguarda il lavoro somministrato (+1.350). I contratti a tempo determinato sono aumentati nel manifatturiero (+190) e nel turismo (+125), mentre sono calati di 55 unità nei servizi. La crescita occupazionale legata al precariato è confermata anche dal dato relativo al saldo occupazioni – cessazioni. Anche rispetto al 2020, nonostante un saldo ampiamente positivo, sono calati di 705 unità i contratti a tempo indeterminato.