«Agli inizi degli anni Sessanta eri un granello di senape. Hai trovato un’accoglienza e una disponibilità intense nelle terre alte. In coloro che, giorno dopo giorno, sono diventati come una grande famiglia, oltre che una grande azienda. Non smetteremo di raccontare questa tua parabola di vita, inscritta in queste valli e nelle sue montagne». Con queste parole, il vescovo della diocesi di Belluno-Feltre, monsignor Renato Marangoni, ha ricordato Leonardo Del Vecchio. E si è rivolto direttamente a lui, al Cavaliere, nell’ultimo saluto che, al PalaLuxottica di Agordo, ha richiamato migliaia e migliaia di persone: dagli operai alla gente comune, passando per politici e amministratori, fino ai vertici della finanza, della moda e dell’imprenditoria. 

Il primogenito Claudio Del Vecchio ha chiamato in causa proprio i dipendenti: «Vi ha sempre considerati membri della famiglia. Senza la vostra collaborazione non si sarebbe realizzato il suo sogno. Ha preso dei rischi che altri non avrebbero corso perché sapeva che dietro c’eravate voi. Ha preteso tanto, ma rispettato tutti allo stesso modo. Si emozionava solo quando parlava di voi». Ha la voce rotta dall’emozione pure la Nicoletta Zampillo, moglie del Cavalier Leonardo: «Il vostro presidente, amico, padre vorrebbe che dicessi che lui sarà sempre qui con voi. Dovete continuare a essere forti, determinati nell’andare avanti. Quest’azienda è la sua creatura. E i dipendenti sono come dei figli». 

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