La moglie Elena: «Federico? Tanto è stato fatto, ma non ancora abbastanza»

La moglie Elena: «Federico? Tanto è stato fatto, ma non ancora abbastanza»

«Per cercare Federico è stato fatto tanto, ma se non lo abbiamo trovato non è stato ancora abbastanza». Ad affermarlo è Elena Panciera, la moglie di Federico Lugato: il 39enne mestrino scomparso giovedì 26 agosto a Pralongo (Val di Zoldo) durante una passeggiata in montagna.  

«12 giorni di ricerche, anche se con tanti mezzi e persone, non hanno permesso di trovarlo. Non sono sufficienti come sforzo istituzionale. Una persona dispersa va trovata. Anche considerato il fatto che esiste poca chiarezza normativa relativa alle persone scomparse», prosegue la moglie.

La dichiarazione di assenza viene emanata dal tribunale trascorsi almeno 2 anni dalla scomparsa, ma l’iter si conclude dopo oltre 10 anni, con la dichiarazione di morte presunta. Nel frattempo, ci sono una marea di difficoltà burocratiche e legali per la famiglia, che si aggiungono ovviamente al dolore emotivo e psicologico per la scomparsa.

Sono numerose le istituzioni e le autorità che si sono mosse per cercare Federico Lugato: «Vogliamo ringraziarli per i rischi corsi, per le risorse impiegate e l’impegno profuso. Senza contare la generosità di oltre 400 volontari e volontarie civili venuti a Pralongo per aiutarci e la disponibilità delle attività ricettive e ristorative della zona». 

Elena Panciera ha la forza e la lucidità per guardare oltre: «Stiamo lavorando per sensibilizzare le persone sul tema della sicurezza in montagna, con la consapevolezza che non è verosimile chiedere a escursionisti ed escursioniste di muoversi sempre in compagnia, e che gli incidenti drammatici come questo possono comunque accadere. Ci sono però alcuni accorgimenti che possono aiutare i soccorsi e le ricerche». L’elenco è lungo: «La geolocalizzazione tramite il proprio account Google serve a tracciare i propri movimenti: ha delle controindicazioni dal punto di vista della privacy, ma può essere attivata anche solo in caso di escursioni o viaggi in solitaria. È bene attivare anche il Gps, e magari utilizzare una app di tracciamento. Se si parte in solitaria può essere utile condividere la propria posizione con una persona di fiducia, per esempio su WhatsApp o Google».

Per questo motivo è meglio collegare il cellulare a un caricabatterie portatile, che ne posticipa lo spegnimento: «Un orologio Garmin con geolocalizzazione, inoltre, serve per i ritrovamenti, in aggiunta al cellulare. Anche vestirsi di colori sgargianti o fluo può aiutare a essere ritrovati, soprattutto nel caso vengano usate tecnologie aeree come elicotteri e droni. Un’altra tecnologia elettronica impiegata è la Recco, efficace soprattutto in inverno per ritrovare le persone sepolte in valanga. Recco rileva delle particolari piastre in metallo che contengono un diodo, dette “riflettori”. Queste piastre possono essere inserite in indumenti tecnici (zaini, magliette) oppure si possono acquistare per poche decine di euro nei negozi sportivi. Se durante un’escursione ogni tanto si fa una foto e la si pubblica o invia a qualcuno almeno c’è un dato certo su dove uno è sicuramente passato». 

Elena, una moglie e una donna da cui imparare. 

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