Nessun passo falso. Nessuna remuntada da parte di Ischia. Una settimana dopo “vedi ‘o mare quant’è bello” (con il 5-1 in terra campana), la Canottieri riesce a trionfare anche in casa. E trasloca in A2.
Un ritorno nella serie nobile dopo quasi una decina di anni in B. Anni gagliardi, che hanno visto la maturazione collettiva di un gruppo che non è epico o esagerato definire eroico. Un collettivo – per usare un termine caro alla filosofia di Arrigo Sacchi – privo di individualità di altissimo livello. Ma senza campionissimi (non più sostenibili per lo sport locale) si può vincere lo stesso. Servono altre armi e la Canottieri le ha messe in bella mostra: coraggio, determinazione, impegno, sudore, gioco di squadra e la sfrontatezza di qualche giovane di belle – bellissime – speranze. Eccoli gli ingredienti della promozione, dosati durante la regular season e stappati come lo Champagne nei play-off. Fino alla finalissima che ha visto i bellunesi di un altro livello rispetto agli avversari.
LA PARTITA
Un altro livello non nel gioco, ma nello spirito. Perché le grandi squadre sanno stringere i denti quando c’è da soffrire. E in avvio di match ce n’è di sofferenza.
Ischia, reduce dal 5-1 dell’andata, non può far altro che vincere con ampio margine. E quindi spinge sull’acceleratore. Il predominio è netto nel possesso palla. Ma si stampa sul palo. E si infrange di fronte al cinismo spietato dei bellunesi. Gheno prima, Massimo Dall’O poi portano il risultato in cassaforte, sul 2-0 prima della pausa.
Nella ripresa ci pensa Dal Farra a ritoccare al rialzo il divario. E alla sirena la festa può esplodere.