Bar Pezzin: più che un locale, un’istituzione. E non solo per Lentiai e il territorio di Borgo Valbelluna. Dietro al bancone, la garanzia di un sorriso, di una battuta, di una parola che fa sentire ogni cliente a suo agio. A prescindere dall’età.
Merito di una squadra affiatata. E della titolare Marzia: «Faccio questo mestiere da tanto tempo. Anzi, troppo. Perché prima di me c’erano mia madre e mio padre, oltre ai miei zii». Ora, però, il locale sta attraversando il momento più difficile di sempre. Come tutti i bar e i ristoranti del Bellunese. E d’Italia: «Non si può più andare avanti così. Le nostre piccole realtà stanno morendo. La situazione è gravissima».
Nemmeno il Bar Pezzin ha però aderito alla manifestazione di protesta #ioapro. Troppi elevati i rischi: «Abbiamo pensato che, in questo momento, non fosse il caso di tenere aperto. O ci uniamo tutti o non ne vale la pena. Un segnale, comunque, lo abbiamo lanciato, tenendo accese le luci del nostro locale, dalle 20 alle 22. E con noi all’interno. Lo faremo per l’intero weekend: le luci accese sono un simbolo di speranza. Anche se sappiamo che non basta».
Marzia è sfiancata: «Questo continuo rimpallo tra “chiudere” e “aprire” è pesantissimo da reggere. Non solo dal punto di vista economico: pure psicologico. In più, i pensieri delle bollette mi tolgono il sonno. Soprattutto perché ho un figlio da mantenere». Un’altra nota dolente riguarda i ristori: «Una mia dipendente, a chiamata, ha ottenuto più di me. E fa la studentessa. Davvero non riesco a comprendere certe logiche».
E la via d’uscita sembra ancora lontana: «Ho la sensazione – conclude la titolare – che questa situazione durerà fino a quando verrà somministrato il vaccino. Quindi, almeno fino a luglio. Siamo stufi, è tempo di farsi sentire. Da soli, perché le associazioni di categoria si sono defilate. Ora è necessaria una presa di posizione forte, compatta e unitaria. O le nostre attività spariranno».