Da Belluno a Bruxelles: Alessandro Da Rold rappresenterà l’Unione Europea al G20 giovani

Da Belluno a Bruxelles: Alessandro Da Rold rappresenterà l’Unione Europea al G20 giovani

Si sente cittadino d’Europa, prima che italiano. E bellunese, senza dubbio. Perché la provincia dolomitica è più vicina a Bruxelles di quanto si pensi. Ma soprattutto perché da Belluno è partita la sua passione e la sua concezione politica. Attenzione: Politica con la “p” maiuscola, quella che vola alto, al di sopra delle beghe di partito per il bene della “polis”, della città e dei cittadini. «Quella politica che parte dalla preparazione, dallo studio, dal sacrificio» dice senza troppi giri di parole Alessandro Da Rold. 

Classe ’91, trent’anni da compiere e un’esperienza che decine e decine di politici navigati made in Belluno se la sognano. Perché Alessandro dopo gli studi al liceo Galilei, ha seguito le sue inclinazioni. Corso di diplomazia a Forlì, Erasmus in Bulgaria e in Francia, laurea specialistica a Praga e programma diplomatico in Usa, nel North Carolina. E adesso lavora a Bruxelles, dentro le istituzioni europee, tra la Commissione e il neonato network dei giovani eurodeputati (di cui è amministratore); a contatto diretto con gente del calibro di Tony Blair e Ursula von der Leyen. What else? Ah, sì: il giovanissimo Da Rold rappresenterà l’Europa (e l’Italia) al G20 giovani, in programma a ottobre in Arabia Saudita. Ogni Paese potrà scegliere solo tre rappresentanti: Alessandro sarà uno dei tre per l’Unione Europea.

Ci sarà modo di portare anche un pizzico di Belluno?

«Perché no? Ogni Paese potrà portare idee e visioni. Del resto, la mia visione politica è nata proprio a Belluno, quando a casa discutevo sulle cose che non vanno. Il fatto di vivere in montagna mi ha plasmato l’idea che la politica è la forma più alta di cittadinanza e di servizio».

Una visione romantica.

«Non direi. Anche se purtroppo la vulgata è che la politica è una cosa sporca. Bisogna cambiare questa visione: la differenza la fanno le persone».

Però è difficile capire la macchina europea. Commissione, Parlamento, Consiglio… per il cittadino medio l’Europa è distante e non fa niente.

«Questo è un problema: l’Unione Europea fatica a spiegare quello che fa».

E poi spira forte un vento antieuropeista…

«Sì, ma non così forte. Purtroppo da noi le elezioni europee servono per parlare di argomenti locali, mentre negli altri Paesi sviscerano temi continentali».

Facciamo un po’ i localisti con sguardo europeo, allora. Cosa può fare l’Europa per Belluno?

«Ne ho discusso più volte con diversi eurodeputati. Direi che la nostra provincia montana è un territorio bellissimo ma svantaggiato: ha bisogno prima di tutto di un accesso reale al sistema di trasporti. Collegamenti fisici. L’Europa può avvicinarci. Spero di portare questa istanza anche al G20. Assieme alle altre dei giovani».

Quali?

«Le istanze di un giovane bellunese non sono diverse da un giovane parigino, romano, bavarese… è forte la necessità di superare il conflitto generazionale: i giovani trovano difficile far sentire la loro voce e vorrebbero non dover sgomitare o essere trattati con paternalismo. Il cambiamento della visione politica passa anche da questo, secondo me: da una preparazione seria, da scuole politiche per amministratori. Insomma, dall’educazione civica spinta».

Altrimenti viene fuori quello che Brecht definiva “l’imbecille”. Quello dalla cui “ignoranza politica nasce la prostituta, il bambino abbandonato, l’assaltante, il peggiore di tutti i banditi, che è il politico imbroglione, il mafioso corrotto, il lacchè delle imprese nazionali e multinazionali”.

videoconferenza con Tony Blair, durante il lockdown 

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