Corsi di formazione in carcere, c’è chi offre una “seconda opportunità”

Corsi di formazione in carcere, c’è chi offre una “seconda opportunità”

Dal carcere si “evade” imparando un mestiere. Entra nella sua piena operatività la collaborazione tra l’Associazione degli industriali bellunesi e la Casa circondariale del capoluogo.

Dopo un seminario rivolto alle aziende associate – incentrato sulle opportunità di una tale sinergia che si è svolto nei mesi scorsi – oggi (martedì 18 aprile) si parte con un vero e proprio percorso di formazione, che darà ai detenuti partecipanti la possibilità di apprendere alcune nozioni base per inserirsi nel mondo del lavoro una volta terminato il periodo della pena detentiva. 

Il progetto è suddiviso in due momenti. Nel primo i corsisti impareranno a predisporre il proprio curriculum vitae e a sostenere un colloquio di lavoro, grazie alla collaborazione di tre importanti aziende del territorio che, con dei loro rappresentanti, entreranno nell’Istituto penitenziario di Baldenich per incontrare i detenuti: si tratta di Ceramica Dolomite, Epta e Sest. Il secondo momento formativo sarà dedicato ai temi della sicurezza a cura di Able, che rilascerà un apposito attestato.

«L’inclusione è un valore, per questo siamo molto orgogliosi di questa iniziativa e dell’interesse dimostrato dalle aziende del territorio, al di là di ogni pregiudizio e stereotipo», afferma Flavio Mares, delegato al sociale di Confindustria Belluno Dolomiti.

La proposta formativa rientra nel più ampio “Progetto per il Sociale” lanciato da Confindustria Belluno Dolomiti con una delega specifica affidata allo stesso Mares dalla presidente Lorraine Berton. «Quando diciamo che nessuno deve essere lasciato indietro, intendiamo proprio questo. A tutte e a tutti deve essere concessa una possibilità e il lavoro è l’unico strumento per emanciparsi e crescere insieme».

«Con il nostro progetto abbiamo toccato in questi anni diversi ambiti, dalla necessità di misure sempre più a misura di famiglia alla violenza di genere, intollerabile in una società che si voglia dire matura e civile. Abbiamo favorito anche l’inserimento di tante persone con disabilità, sostenendo la nascita e lo sviluppo della figura del “disability manager”» aggiunge Mares. «Siamo convinti che un’azienda davvero inclusiva possa fare la differenza per l’individuo e la collettività».

Ora il nuovo tassello con il coinvolgimento dei detenuti. «Ogni risorsa è preziosa. Il talento può nascondersi ovunque; dobbiamo solo superare degli steccati mentali. Dobbiamo guardare al carcere come a una fabbrica “non convenzionale”, un luogo dove sviluppare esperienze e opportunità. Il lavoro è uno strumento di dignità e la dignità è di tutti. “Ringrazio Tiziana Paolini, direttrice della casa circondariale di Belluno, e Lina Battipaglia, capo dell’area educativa. Penso che insieme abbiamo lanciato un segnale importante, prima di tutto di civiltà», conclude Mares.

Dal canto suo, la direttrice della casa circondariale di Belluno Paolini ringrazia Confindustria «per l’opportunità offerta ai detenuti, auspicando che l’iniziativa possa avere successivi sbocchi nel mondo lavorativo del territorio».

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