L’Alto Adige riapre tutto già dai prossimi giorni, Belluno no: le solite due Italie

L’Alto Adige riapre tutto già dai prossimi giorni, Belluno no: le solite due Italie

Due pesi, due misure. Ovvero due Italie. Una che sputa sangue nel guardare le attività ferme e i negozi bloccati. L’altra che nei prossimi giorni riaprirà tutto: negozi, bar, ristoranti, alberghi e impianti a fune, barbieri ed estetisti. La prima ha capitale Roma, l’altra Bolzano. Niente di nuovo sotto il sole. Se non fosse che stavolta l’Alto Adige-Sudtirol ha gettato la maschera (oltre che la mascherina).

«Per noi è inaccettabile che la nostra autonomia venga ulteriormente ristretta». Parole e musica di Arno Kompatscher, presidente della Provincia di Bolzano, pronunciate il 29 aprile al termine della videoconferenza del ministro per le Regioni Francesco Boccia con i presidenti delle realtà a statuto autonomo. Caro Kompatscher, se non l’avessi capito, l’autonomia di tutti (tutti!) è stata ristretta negli ultimi due mesi. Mentre sono anni che l’autonomia di Trento e Bolzano comprime il Bellunese.

Già, il Bellunese. Non risulta difficile provare a immaginare cosa può succedere con l’apertura anticipata dell’Alto Adige, prevista in una legge provinciale in approvazione proprio in queste ore, mentre la provincia di Belluno rimane bloccata nel lockdown della fase 2. A Corvara (val Badia) sabato riaprono i negozi e lunedì 11 i parrucchieri (così c’è scritto nel testo di legge della Provincia Autonoma). A Livinallongo (Belluno), 10 chilometri di distanza, tutto chiuso. A Sesto (Pusteria) il 25 maggio riapriranno gli alberghi e gli impianti a fune. A Padola (Comelico), 18 chilometri più in là, tutto chiuso. Se non è concorrenza, cos’è? La si chiami pure autonomia, ma il concetto non cambia. Mentre rischia di cambiare profondamente il volto dell’economia turistica bellunese, che già in condizioni normali paga la differenza rispetto alle zone autonome con cui confina. 

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