Bar al via tra perplessità e speranze: «La colazione non è più un rito»

Bar al via tra perplessità e speranze: «La colazione non è più un rito»

 

La fase 2 ha il sapore di un caffè e di una brioche. Ha il suono di quattro chiacchiere spensierate. E la forma di un bar che riapre le porte alla clientela. 

Nel centro di Belluno, però, non mancano le perplessità. Dopo il grande lockdown, i movimenti sono ripresi e qualche persona in più è sufficiente a ridare un’immagine di normalità. Anche se la normalità è ancora di là da venire. «Diciamo che con la riapertura va un po’ meglio, ma gente non ce n’è» dicono dal Bar San Martino. E in effetti, sia all’ora della pausa caffè che a quella dell’aperitivo, i tavolini restano piuttosto vuoti. Motivo? «Molti uffici sono chiusi, perché gli impiegati operano in smart working fino a fine mese. E poi tornare alle vecchie abitudini su colazione e pausa caffè, dopo due mesi a casa, non è semplice – dice Roberto Bianchini, del San Martino -. La lunga chiusura ci creerà comunque dei problemi. Ma intanto siamo qui».

Il San Martino ha un vasto spazio esterno. I clienti arrivano, si siedono ben distanziati ed entrano eventualmente solo per pagare. «Finché le regole non saranno chiare, preferiamo usare lo spazio fuori, dove si riesce a mantenere le distanze previste senza problemi – spiegano i gestori -. Abbiamo cercato di fare tavoli da due e da quattro. Dobbiamo tutelare i clienti che sono il nostro bene più prezioso. Cerchiamo di lavorare tutti in tranquillità, nel rispetto delle norme». 

Come ogni inizio, è questione di farci l’abitudine. Nel caso delle pasticcerie, di ritornare alle vecchie abitudini. Come quella della colazione. «Dopo due mesi di quarantena e di blocco, il rito del caffè e brioche è quasi scomparso dai gesti quotidiani delle persone» dice Cristiano Gaggion, pasticcere e titolare di un locale in Alpago. «Lo sto vedendo chiaramente nella titubanza della gente a tornare a fare colazione fuori. Ci vorrà un po’ di tempo. Ma intanto ricominciamo e questo è sicuramente un bene». 

Un inizio che richiede attenzioni particolari. «Ho tappezzato il mio locale con le indicazioni da seguire per la clientela, con percorsi per l’entrata e l’uscita – continua Gaggion -. Ho distanziato i tavolini, anche se lo spazio tra uno e l’altro era già sufficiente a rispettare le linee guida. E poi ho tolto tutto quello che poteva creare problema: cuscini, portatovaglioli e porta-zucchero. Speriamo che la gente capisca e che i controlli siano fatti in maniera intelligente».

© Copyright – I testi pubblicati dalla redazione su newsinquota.it, ove non indicato diversamente, sono di proprietà della redazione del giornale e non è consentita in alcun modo la ripubblicazione e ridistribuzione se non autorizzata dal Direttore Responsabile.

TAG
CONDIVIDI
Articoli correlati
© 2023 NIQ Multimedia s.r.l.s. – C.F. e P.IVA: 01233140258
Testata giornalistica registrata al Tribunale di Belluno n. 4/2019
Web Agency: A3 Soluzioni Informatiche
Made by: Larin
News In Quota
Torna in alto