Ristoranti fermi, agricoltura in ginocchio: il lockdown costa caro ai prodotti locali

Ristoranti fermi, agricoltura in ginocchio: il lockdown costa caro ai prodotti locali

L’agricoltura non si è mai fermata per il lockdown. Eppure paga un prezzo carissimo: prodotti persi, clienti pure. Motivo? La chiusura forzata di bar, trattorie, ristoranti e agriturismi, tutte attività che a livello locale hanno sempre fatto riferimento sui prodotti a chilometro zero. Adesso, il valore dei mancati acquisti in cibi e bevande per la preparazione dei menu raggiungerà cifre importantissime; Coldiretti stima decine di milioni, considerando anche la crisi praticamente certa della prossima stagione estiva.

«Non pensiamo poi alla partita del turismo quanto inciderà negativamente sul settore primario – sottolinea Alessandro de Rocco, presidente di Coldiretti Belluno -. Il lungo periodo di chiusura sta pesando su molte imprese dell’agroalimentare made in Italy e made in Belluno, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura, ma anche su salumi e formaggi di alta qualità».

I dati nazionali sono chiari e tengono conto anche della capacità e possibilità di molte imprese agricole di portare a domicilio i prodotti. «Da quando è cominciata la pandemia in Italia, il 57% delle aziende agricole ha registrato una diminuzione dell’attività – aggiunge Antonio Maria Ciri, direttore di Coldiretti Belluno -. Un’anticipazione della riapertura è necessaria per gli agriturismi che sono spesso situati in zone isolate della campagna in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto; quindi, sono forse i luoghi dove è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio. E ciò vale anche per molti ristoranti».

L’appello è che questi luoghi possano tornare a vivere presto. Già dai primi di maggio, senza aspettare la fase 2.1 o 2.2. «Con l’arrivo della bella stagione sostenere il turismo in campagna significa anche evitare il pericoloso rischio di affollamenti al mare – sostiene De Rocco -. E anche per questo le strutture agrituristiche devono poter ripartire all’inizio di maggio riaprendo i cancelli della fattorie bellunesi, i percorsi naturalistici e gli spazi a tavola dove assaggiare le specialità della tradizione contadina dell’enogastronomia di casa nostra».

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