Oltre un metro e mezzo di neve fresca. Per ottobre non è propriamente normale. Eppure è stato così nel mese appena andato in archivio, che ha registrato due picchi di freddo anomalo in quota. Non per niente sulle Dolomiti è stato più freddo della media (-1.3°C), in particolare tra l’11 e il 16 (-4.8°C). Lo rileva l’Arpav nel monitoraggio mensile.
La neve è ricomparsa presto. E i nivometri l’hanno misurata nelle mattine del 5, 7, 11 e 12. E poi ancora il 16 e il 27, con ben 50 centimetri di neve fresca a 2.600 metri di quota. La prima parte del noto adagio bellunese (“quando la neve vien sulla foglia, ne resta la voglia”) è stata rispettata. Resta da capire se sarà valida anche la seconda. Intanto però in quota il manto bianco è decisamente spesso. La somma delle nevicate ha totalizzato 170 centimetri a 2.900 metri, 140 centimetri a 2.600, e tra il metro e il metro e 20 ai 2.200 metri di altitudine. Ma anche sulle Prealpi si sono registrati tranquillamente 60 centimetri. Tanto che al 31 ottobre la copertura nevosa sulla montagna veneta interessa oltre il 50% della superficie sopra i 2.150 metri di quota.
Dati da record, o quasi. In tutte le località la neve dell’ottobre 2020 è impossibile da trovare nei dati storici. Due esempi: a Ra Vales (sopra Cortina) lo spessore della neve a fine mese era di 68 centimetri, contro una media storica di 12. E i giorni con neve al suolo sono stati 29 contro i 12 mediamente del periodo 1988-2007. Stesso discorso per altre località. Se Ra Vales è la stazione più alta, Faverghera è tra le più basse; eppure, ha registrato 2 centimetri di neve contro lo zero totale delle medie storiche.
Dove non è caduta la neve, c’è stata la pioggia. Abbondante nel mese di ottobre, oltre il 50% rispetto alla media del periodo. Tanto da aver riequilibrato definitivamente l’anno, dopo mesi di deficit pluviometrico.