Olimpiadi “mutilate”, Confindustria pronta a chiedere i danni

Olimpiadi “mutilate”, Confindustria pronta a chiedere i danni

Anche gli industriali si arrabbiano. E sono pronti a chiedere i danni. La partita è quelle delle Olimpiadi Milano-Cortina che potrebbero essere (anzi, quasi sicuramente saranno) molto Milano, moltissimo Trentino-Alto Adige e ben poco Cortina. Insomma, Olimpiadi “mutilate” per il Bellunese. Ecco spiegata la presa di posizione di Confindustria Belluno.

«Se il territorio veneto e bellunese non avrà la dignità che merita e che gli spetta nell’organizzazione delle Olimpiadi 2026, che ricordo sono state assegnate a Milano e Cortina insieme, valuteremo una richiesta di danni di immagine e al territorio in tutte le sedi, anche legali».

Lo dice Lorraine Berton, presidente di Confindustria Belluno Dolomiti, in attesa di decisioni definitive da parte degli organi competenti.

«Penso sia il momento di giocare a carte scoperte e di dire che nel caso di una Olimpiade a metà – senza bob o redistribuzione delle gare – il nostro sistema economico e sociale riporterà dei danni irreparabili rispetto alla crescita attesa e già quantificata da autorevolissimi studi universitari. Il danno però non sarebbe solo economico ma anche “esistenziale”, perché riguarderebbe l’esistenza stessa, ovvero il futuro, dei nostri territori. Mi riferisco in particolare alla montagna bellunese che vede nelle Olimpiadi una opportunità storica per invertire le tendenze in atto, come quella drammatica del decremento demografico: mille abitanti in meno ogni anno. Olimpiadi a metà significano investimenti dimezzati, programmazione a rischio, fiducia azzerata».

Con queste premesse, la richiesta di danni è praticamente scontata. A chi li chiederà Confindustria? «Normale la prospettiva di una richiesta di danni in tutte le sedi, anche legali, i cui destinatari andrebbero individuati con precisione seguendo la filiera delle responsabilità, anche politiche» sottolinea Berton. «Non si tratta di una minaccia ma di una possibile contromisura, da adottare nel caso in cui si neghino le legittime aspettative di un territorio. In ballo c’è il mancato rispetto di un atto ufficiale – quello della candidatura olimpica – regolato da norme internazionali e consuetudini. Ovviamente mi auguro, come già espresso nel corso dell’assemblea generale della nostra associazione, che prevalga il buon senso».

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