Il virus mura anche la pallavolo: tutti i campionati sono già finiti

Il virus mura anche la pallavolo: tutti i campionati sono già finiti

 

Ora è ufficiale: l’annata pallavolistica 2019-2020 ha un solo vincitore: il Coronavirus. Sì, perché i campionati sotto rete non riprenderanno più: dalla serie B alla D, passando per i tornei giovanili, non ci sarà spazio per alcuna partita. E verrà cristallizzato ogni verdetto: sia in termini di promozioni, sia di retrocessioni. 

«È una scelta inevitabile – afferma il presidente regionale Fipav veneto, Roberto Maso -. Il nostro Consiglio, fin dall’inizio, è sempre stato favorevole a questa decisione. Prima di tutto va salvaguardata la salute di allenatori, tecnici e giocatori. Poi dobbiamo pensare a mettere nelle migliori condizioni le nostre società per l’avvio della prossima stagione. E in questo posso anticipare che lo sforzo di tutto il mondo pallavolistico sarà notevole». 

Tra le prime reazioni, emerge quella della Pallavolo Belluno. Il club del capoluogo era impegnato in B maschile con la Da Rold Logistics e B2 femminile con il Cortina Express: «Decisione doverosa e condivisibile, anche se sofferta – si legge nella nota -. La società vuole comunque ringraziare atlete, atleti, tecnici, dirigenti e le loro famiglie, per l’impegno profuso, ma soprattutto per il senso di responsabilità dimostrato in questa difficile situazione per il nostro Paese. Un particolare ringraziamento va ai tanti tifosi che ci hanno seguito, sostenendoci sempre con dedizione e correttezza e agli sponsor che generosamente e con grande passione hanno contribuito a realizzare gli obiettivi che ci siamo posti. Ci auguriamo possano continuare a sostenerci. Nei prossimi giorni lo staff dirigenziale sarà già al lavoro per programmare le scelte e le strategie future». 

In C femminile, la voce della Scp Limana è quella del presidente Tiziano Sommacal: «C’è amarezza, ma la decisione Fipav è legittima e adottata pure da altre federazioni. Peccato, però: mai come quest’anno il nostro movimento stava regalando soddisfazioni, tra B2, C e D. Per non parlare della Spes, ormai sicura promossa in D. Difficile ipotizzare di trasferire la situazione attuale alla prossima annata, se e quando ricomincerà: per noi presidenti è un duro colpo al cuore, considerati i sacrifici per allestire squadre competitive e di livello. Il futuro? Siamo preoccupati: se le aziende non ripartono, non ci sarà sostegno e supporto nemmeno alle società sportive. E potrebbe essere un ulteriore dramma, dopo la malattia e la crisi economica». 

Mastica amaro pure la Spes con la presidente Fabiana Bianchini: «Scelta inaspettata e arrivata all’improvviso. Fino a qualche giorno fa si sperava di riprendere almeno per una sorta di playoff che determinasse promozioni e retrocessioni, a costo di giocare nel mese di giugno. Invece è andata così ed è un peccato. Penso alla mia Prima divisione femminile: stavamo per assaporare il salto di categoria. Senza considerare Feltre, Sedico e le altre bellunesi. Ora il primo problema da risolvere sarà legato alla distanza sociale. Se non si mettono d’accordo su quello, la vedo dura. Come per la ripresa delle scuole e di conseguenza l’accesso agli impianti sportivi. In ogni caso vedremo come ripartire. I miei allenatori e la società saranno riconfermati d’ufficio. C’è di buono che, con le categorie giovanili spostate di un anno, ragazze e ragazzi hanno la possibilità di riprovarci con le stesse possibilità di adesso». 

In casa Giesse Sedico parla il presidente Walter De Barba: «Giusto annullare promozioni e retrocessioni? No, dovevano tenere valido il verdetto attuale, come hanno fatto alcune Federazioni straniere, oltre al Ministero dell’Istruzione. Poi anche spostare le annate dei campionati giovanili avanti di un anno è inutile: qui non si tiene conto delle società che hanno investito e speso. Sono piuttosto seccato. Procederò con la richiesta di restituzione delle spese federali e le tasse gara di tutte le categorie. Anche di quelle già giocate, visto che non hanno portato a nulla. Ma a Roma, purtroppo, non importa niente della base». 

Non manca il pensiero di Cristiano Strazzabosco, numero uno della Pallavolo Feltre: «Siamo in piena pandemia, non sappiamo ancora quando ne verremo fuori e cosa succederà dopo. I ragazzi potranno rientrare nelle scuole e quindi in palestra? Chi lo può dire? Al di là dell’aspetto legato ai risultati, le vere sfide saranno sul piano economico: affrontare impegni e obiettivi di rilievo potrebbe non essere facile. Il dispiacere c’è, anche perché il lavoro, impostato sui tre anni, era stato condotto a puntino. E, in più, un eventuale ripescaggio terrebbe conto della fine del girone d’andata: l’unico momento in cui siamo stati secondi in classifica. Ma adesso pensiamo alla tutela della salute. E solo poi alla ripartenza».

A Trichiana, infine, il massimo dirigente Stefano Cavalet allarga i confini del ragionamento: «Siamo tutti concentrati su quanto sta succedendo nel mondo, sperando di tornare presto alla normalità. Quello che facevamo, come lo facevamo, non esisterà più, fino a quando non verrà scoperto il vaccino. Bisognerà capire se sarà possibile riprendere normalmente il prossimo anno. Lo spero tanto. Per quanto riguarda la decisione, credo fosse l’unica possibile. E comunque qualsiasi fosse stata non avrebbe potuto accontentare tutti. Noi? Anno difficile, com’era logico che fosse per una neopromossa. Ma eravamo in piena lotta per la salvezza».  

 

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