Due anni di pandemia non hanno bloccato l’attività di Casa Pollicino.
Grazie al lavoro della direttrice Florentina Presecan e delle sue collaboratrici, la struttura ha mantenuto elevati gli standard qualitativi a tutela dei bambini con disabilità o in disagio sociale della città di Petrosani (Romania).
Dall’Italia si è bloccato il flusso di volontari, studenti e sostenitori che periodicamente affollavano la gialla struttura di tre piani di Petrosani, ma non è mancato l’indispensabile sostegno economico e l’affetto dei membri dell’associazione capitanata da Morena Pavei ed Enrico Collarin.
Ora sembra che si possa tornare a viaggiare verso la Romania, anche se i vicini venti di guerra appesantiscono gli animi e aumentano le incertezze di questi ultimi mesi. In questo senso Collarin, accompagnato dal volontario Vincenzo De Piccoli, è tornato a Casa Pollicino: «All’arrivo all’aeroporto di Bucharest – spiega – abbiamo notato che il padiglione degli arrivi era semivuoto, mentre quello delle partenze era affollato da migliaia di persone. Ci hanno spiegato che sono i profughi ucraini più fortunati. I quali possono recarsi negli aeroporti romeni e cercare voli per l’Europa».
Lungo la strada e nella città di Petrosani la vita scorre con apparente normalità: «Non ci sono file ai distributori, i supermercati sono riforniti regolarmente e tutte le attività sono aperte, compresa ovviamente. Siamo disponibili a ospitare dei profughi ucraini se ve ne fosse la necessità, anche se Petrosani è lontana dai confini e difficilmente verrà scelta».
«La gialla e gioiosa Casa Pollicino – conclude Collarin – rimane un raggio di sole nella triste realtà della città di Petrosani, appesantita come tutta la Romania da due anni di pandemia, con la conseguente recessione economica. E ora dalla guerra che lambisce i confini a nord: c’è una certa e su possibili scenari bellici che possano interessare la Moldavia e la stessa Romania».