Dai “campanot” ai riti pagani: la festa di San Giovanni tradizione centenaria

Dai “campanot” ai riti pagani: la festa di San Giovanni tradizione centenaria

Per decenni ha accompagnato i riti estivi dell’agricoltura. Un tocco ritmato delle campane, ferme. Il batacchio usato come tasto, per sprigionare note diverse, che assemblate tra di loro diventano una dolce melodia ricorrente. È il “campanot”, tradizione secolare del Castionese, che da ieri sera è tornato a suonare. Puntualissimo come ogni anno, a ridosso della festa di San Giovanni Battista (tanto da aver dato il nome alla sagra paesana, chiamata appunto “Campanot”).

Oggi sono mani esperte a far rintoccare le campane del campanile di Castion. La tradizione vuole che fossero i ragazzi in età da marito a suonare il “campanot” negli anni che furono. E può darsi che l’usanza pescasse negli atavici riti pagani che spesso costituiscono il sostrato delle liturgie agrarie. Difatti, alla giornata di San Giovanni (24 giugno) sono legate diverse leggende. Tra le più famose quella che assegna proprietà taumaturgiche alla rugiada. Forse per la figura battesimale del santo? Difficile a dirsi. Fatto sta che l’umidità della prima mattina del 24 giugno è ritenuta tonificante e magica, tanto che alcune erbe raccolte bagnate di rugiada prima dell’alba vengono considerate prodigiose nella tradizione, in grado perfino di scacciare gli spiriti malvagi. 

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