Il maledetto Covid-19 ha coinvolto tutti. Anche chi non riesce a esprimere a parole ciò che ha dentro. Allora, quelle parole, le ha trovate Francesca Mussoi. E le ha messe nero su bianco, attraverso una lettera indirizzata proprio a lui: al virus.
Caro virus,
ti scrivo perché te lo devo proprio dire: io non ti capisco.
Con un colpo di mano, hai cancellato le mie certezze e i miei punti di riferimento.
Tu forse non lo sai, ma le routine quotidiane per me sono importanti. Anzi, essenziali.
Inizialmente mi divertivo perché stavo a casa con papà, che spesso è via per lavoro.
Ma poi ti sei inventato le zone rosse, gli spostamenti vietati e le distanze da mantenere. Un metro per me non ha un senso.
Mi hai tolto il Centro diurno, gli amici e miei educatori.
Da un giorno all’altro non ho più pranzato con gli zii o fatto merenda con mia “sorella”, che abita in un altro comune.
Cosa significa tutto questo?
Mi fa arrabbiare, spesso sono irrequieto.
Sai, la mia vita è fatta di piccole cose: il mercato con la mamma, la schiumetta al bar, gli amici, il cinema e a volte anche il circo, le partite di basket con papà o le macchine da corsa.
Ma ciò che mi manca di più è l’abbraccio: il modo più diretto che ho per comunicare con gli altri.
I miei genitori mi hanno spiegato che non si può e cerco di essere bravo. Indosso pure la mascherina.
Ma ti diverti a farmi sentire il rumore delle ambulanze? Sai che ho paura dei prelievi, dei dottori e degli ospedali.
Virus, ti propongo un patto: io sto alle tue regole, tu però restituiscimi la mia vita.
Ridonami il tempo: il mio. Quello che non è scandito dalle lancette, ma da persone e luoghi.
E perdonami un’ultima cosa: ridammi la possibilità di abbracciare.
Solo così sono me stesso.