Le lunghe giornate al Centro per disabilità gravi. E un “niente” da riempire

Le lunghe giornate al Centro per disabilità gravi. E un “niente” da riempire

 

Il Coronavirus ha stravolto la quotidianità di tutti. Anche di chi convive con una disabilità grave e gravissima Ed è ospite nel Centro diurno di Cusighe. Oggi Francesca accende la luce sugli uomini, le donne e i ragazzi che vivono una situazione di vulnerabilità e isolamento. Ancor più accentuata, ora, dall’emergenza sanitaria: non dimentichiamoli.

 

Giornate lunghe queste, per tutti.

Penso alla vita delle persone in struttura: istituti, case di riposo, in cui i parenti non entrano e non escono.

In cui il tempo già lento si ferma.

Il mio pensiero va oggi a Cusighe, dove i ragazzi forse sono più tristi del solito, perché non ricevono visite. Già poche in periodi “normali”.

Penso agli operatori di queste strutture che fanno del loro meglio per riempire giornate vuote con canzoni, attività, laboratori.

Penso allo scoraggiamento che nessuno vede.

Penso all’isolamento, a quella parte di umanità a cui pochi rivolgono la loro attenzione, ma esiste.

Penso ai loro abbracci spontanei. Alle strette di mano forti. Al metro di distanza da spiegare.

Penso a questi operatori a volte dimenticati e alle famiglie dei ragazzi: non possono chiudersi in casa insieme e giocare a carte.

Niente videochiamate.

Niente.

E in questo “niente” devono in qualche modo andare avanti.

Ecco, pensiamo anche ai ragazzi, agli anziani in struttura, ai loro operatori. Inondiamoli di affetto: ce n’è bisogno. 

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