Ottimo per i risotti. Splendido nelle frittate. E gradevolissimo sott’olio. È l’Aruncus dioicus, noto anche come “barba di capra”. Nel Bellunese, asparago da montagna o “sparasina”. Del resto, ha un sapore molto simile a quello del comune asparago. E chi lo penserebbe della stessa famiglia delle Rosaceae? Invece è proprio così. Se le piante si ritrovassero attorno allo stesso tavolo familiare per le feste comandate, siederebbe vicino al melo, al pero e alle rose.
In natura, invece, si trova ben distante da queste. In tutte le regioni del centro-nord, ma solo nel sottobosco, tra i 500 e 1.500 metri di altitudine. Questo è il periodo migliore per raccoglierlo, anche se le alte temperature di aprile ne hanno accelerato la crescita e soprattutto in Valbelluna si presenta già con il pennacchio fiorito ben in vista. Per gli utilizzi in cucina, infatti, si usano solo i freschi germogli primaverili (con la crescita, la pianta produce delle sostanze tipo glicosidi cianogenetici e quindi non è più commestibile). Una bollitura rapida per consumarlo con le uova, come gli asparagi. Aggiunto al riso, per i risotti. O sbollentato e poi messo in vasetti sott’olio, per una conservazione a lungo termine.