“Pensieri in quota al tempo del Covid-19”
di Antonio G. Bortoluzzi
Scrittore, premio Gambrinus-Mazzotti della montagna, finalista Premio Calvino; il suo ultimo romanzo “Come si fanno le cose” è pubblicato da Marsilio
In queste settimane abbiamo sentito i collegamenti web, i gruppi sui telefonini dei nostri figli e figlie e abbiamo pensato che non potranno mai sostituire la vita di classe, d’istituto, di relazione personale tra insegnati e allievi, non potranno mai essere al posto del grande laboratorio di civiltà che è la scuola pubblica italiana dove tutti stanno con tutti senza distinzione di sesso, etnia, religione, ceto.
Però in questi giorni d’isolamento fa bene al cuore sentire, magari dall’altra stanza e prima dell’inizio della lezione online, le voci e le risate dei compagni di classe dei nostri ragazzi e ragazze che al mattino eravamo abituati a veder scendere dalle scale trafelati e sempre in ritardo – sugli orari della corriera o dell’autobus – e correre lungo le strade e i marciapiedi con gli zaini caricati alla buona in spalla. Ora, in questo isolamento forzato, capiamo che noi adulti possiamo anche aver fatto tanto quand’erano più piccoli, ma quello stare tra loro oggi non è più terra nostra. Se chiacchierano, se studiano, se ridono, se sono tutto sommato abbastanza sereni, noi nell’altra stanza abbiamo un sollievo grande come la speranza. Perché l’abbiamo sempre saputo che il futuro cammina sulle loro gambe e non sulle nostre paure.