“Pensieri in quota al tempo del Covid-19”
di Antonio G. Bortoluzzi
Scrittore, premio Gambrinus-Mazzotti della montagna, finalista Premio Calvino; il suo ultimo romanzo “Come si fanno le cose” è pubblicato da Marsilio
Non mi lamento dell’isolamento, considero una fortuna vivere in un’abitazione decente, non essere ammalato, avere da mangiare, poter comunicare in qualche modo: e così penso ai ragazzi e alle ragazze (che per fortuna sembrano salvi dal Covid-19): ma possiamo immaginare che cosa significa vivere da reclusi in giovane e bella età e poi aver paura di baciarsi, toccarsi, respirarsi addosso?
Lo dico dagli anni ’80, dall’AIDS, dall’epatite, dalle siringhe infette per strada, che sono entrate come maledizioni bibliche nelle nostre gioventù non protette, non informate, non igienizzate. Ma questa cosa qui del virus è proprio ingiusta e meschina, corrompe l’innocenza, l’inizio della vita di relazione, quello che di più puro riusciamo a pensare anche noi quando invecchiamo e diventiamo impauriti e a volte disincantati.
Diciamocelo con speranza, e con tutta l’attenzione ai comportamenti che riusciamo a mettere in atto in queste settimane, torneranno i baci!