«La vera maturità? È stata quella di dover affrontare un anno così»

«La vera maturità? È stata quella di dover affrontare un anno così»

Dodici giorni all’esame di Stato. Ma il vero esame i ragazzi l’hanno già superato. «Aver gestito il carico di un programma normale in un anno difficile, anche con modalità stranianti, è la vera maturità». Parola di Maddalena Barzolai, insegnante di latino e italiano al liceo Lollino. 

In effetti, per gli studenti dell’ultimo anno di liceo, il programma è stato necessariamente normale. Una corsa per arrivare all’esame pronti. «Anche perché fino a qualche settimana fa pareva che la maturità fosse quella “canonica”, con le due prove scritte e l’orale – continua Barzolai -. Al Lollino abbiamo portato avanti i programmi in maniera rigorosa fin dall’inizio della pandemia e devo dire che ho visto ragazzi impegnati. Ho notato una differenza abbastanza importante tra i ragazzi più piccoli e quelli dell’ultimo anno. La maturità ha fatto la differenza nell’approccio. L’incertezza totale rispetto a una tappa fondamentale per la carriera di uno studente è stata difficile da gestire. Anche emotivamente».

Adesso, però, bando all’incertezza. Esame solo orale, in presenza. Con la discussione di un elaborato che tenta – almeno nelle intenzioni – di sostituire lo scritto (la traduzione di greco e latino, per il classico). «È una tesina a tutti gli effetti, che può comprendere anche il commento di una parte testuale – spiega Barzolai -. Non credo sarà un problema per i nostri ragazzi. Temo invece che sarà difficilissimo tarare i tempi. Ci vorrebbe un’ora e mezza per sentire adeguatamente ogni candidato. Rispetto alla mole di programma, l’esame rischia di essere riduttivo e di non valorizzare le preparazioni». 

Anche un esame solo orale rischia di essere riduttivo, dopo cinque anni di liceo. Eppure, i ragazzi sembrano sollevati dal non dover fare la seconda prova. «L’orale è comunque una prova secca, o la va o la spacca – continua la professoressa Barzolai -. D’altro canto, viene dato molto peso al percorso del triennio. Un cambio in corsa che può penalizzare qualcuno, ma che giustamente è utile a valorizzare la carriera scolastica». 

Come si valorizza la maturità? È un rito di passaggio piuttosto importante. O meglio, lo è sempre stato… prima del Covid e dell’esame “d’emergenza”. «Mi sento di dare un consiglio ai miei studenti, quello di ritagliarsi almeno uno spazio interiore per pensare che quanto studiamo serve soprattutto a metterci in contatto con la bellezza – sottolinea Barzolai -. Una bellezza a cui potremmo non avere più la possibilità di dedicare così tanto tempo ed energie». La didattica a distanza non ha cancellato parte di questa bellezza? «L’emergenza Covid ci ha tolto l’aspetto più bello della scuola, cioè il contatto umano con i ragazzi. Quindi, è stato quindi ancora più importante portare avanti la didattica a distanza sentendo di far parte di una scuola che è anche comunità, in primis di relazioni, sia fra colleghi che con gli studenti. È stata una dimensione diversa, ma non meno intensa. E credo che diversi strumenti della didattica online torneranno buoni anche in futuro».

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