Finger dance per allenarsi a casa: ecco l’ora di educazione fisica a distanza

Finger dance per allenarsi a casa: ecco l’ora di educazione fisica a distanza

 

Di certo non si riesce a fare sport di squadra. E anche lo sport “canonico” risulta impossibile. Ma l’ora di ginnastica si può fare anche con la didattica a distanza. Non c’è trucco, non c’è inganno: ci sono invece argomenti da proporre e sviluppare anche attraverso un computer e l’invio di materiali specifici. È quello che sta facendo da qualche settimana a questa parte Vainer Lucchetta, insegnante di educazione fisica alle medie, all’istituto comprensivo di Santa Giustina. Un esempio? Esercizi con il solo uso delle mani; in gergo, finger dance, una vera e propria danza delle dita.

 

 

«L’ho proposto alle mie classi di prima e seconda – spiega il professor Lucchetta -. Ho inviato un link con un video e le indicazioni su come concentrarsi per replicare alcuni movimenti specifici. Nei prossimi giorni invierò invece un filmato che ho ho registrato personalmente, con esercizi di riscaldamento per mani e polsi. Compito per casa? Una mini-coreografia da replicare e inviarmi via mail. L’idea è che ognuno faccia un mini filmato mettendo insieme una sequenza di movimenti; poi quando si rientrerà a scuola, lo proveremo tutti insieme. In questo modo, ognuno intanto ci lavora e si allena, e poi mette a disposizione degli altri la propria coordinazione».

Insomma, la didattica a distanza può funzionare. Anche per educazione fisica. «In effetti è una materia che si presta male a un periodo prolungato di chiusura in casa – continua Lucchetta -. Ma ci sono argomenti che si possono proporre e sviluppare comunque. In questi giorni sto lavorando a un progetto specifico con le terze. I ragazzi hanno cominciato con una ricerca sul lavoro e sull’allenamento di alcuni sportivi del passato. Poi li ho guidati su un link con filmati della Rai su alcuni “sport movies”: sono interviste a ragazzi che raccontano il loro vissuto, partendo da cinque parole chiave: sfida, talento, tecnica, passione, sacrificio. Stiamo sviluppando un ragionamento per cui i miei alunni spiegano cosa sono queste cinque parole chiave e poi devono rispondere ad alcune domande che invio loro».

Il professor Lucchetta è in collegamento con alcuni colleghi. E le attività proposte sono davvero tante. C’è chi si concentra sul corpo umano, tra muscoli e apparato scheletrico. E chi invece lavora sulle cartine geografiche come esercizio teorico per l’orienteering. «Qualcuno si è inventato un gioco con il contapassi, creando una sorta di “road to Tokyo” – dice Lucchetta -. Poco importa se si è costretti dentro casa: si contano i passi fatti in un giorno e si trasformano in passi di classe, sommandoli. Alla fine, diventano chilometri e bisogna coprire la distanza per arrivare fino a Tokyo, sede olimpica. È un esercizio eccezionale per mantenersi attivi, anche in casa».

A livello di strumenti informatici, la scuola in cui lavora il professor Lucchetta si serve di WeSchool, una piattaforma che mette a disposizione diverse possibilità. «Carichiamo i materiali anche sul sito della scuola, dove abbiamo creato delle cartelle per ogni classe – spiega l’insegnante -. Ma abbiamo creato anche dei gruppi whatsapp con i genitori, per comunicare in maniera diretta. I ragazzi stanno lavorando. Purtroppo però c’è un limite». E non è quello di una materia pratica, sportiva, dinamica, costretta tra le mura domestiche. No: il limite è un altro. «Aumentano le difficoltà per chi ce le aveva già prima dell’emergenza – dice Lucchetta -. Mi spiego: chi andava bene a scuola, non ha problemi neanche adesso. Ma chi faceva fatica, arranca. Chi non aveva i mezzi per stare agganciato al resto della classe, non tiene il passo. Penso ad esempio a una ragazzina con sostegno che ho in una mia classe. Fino a prima del blocco un educatore andava a casa sua. Adesso non può più. Con whatsapp mandiamo qualche scheda da fare e qualche mini-video, quanto meno per tenerla agganciata. Ma non è sufficiente. Ecco, la nostra preoccupazione è per questi ragazzi. La didattica a distanza per loro non funziona».

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