La corona e il virus: una favola di re, giullari, sudditi. E speranza

La corona e il virus: una favola di re, giullari, sudditi. E speranza

 

In un regno tristissimo viveva un re malvagio, avaro e incurante della felicità e della salute dei suoi sudditi. 

Aveva un aspetto trasandato: forse la sua cattiveria lo rendeva così. Odiava i sudditi felici e faceva qualsiasi cosa per distruggere feste o incontri.

La cosa che detestava di più era vedere la gente che si abbracciava e l’amore tra le persone. Già, l’amore: lui non lo aveva conosciuto. E non dovevano conoscerlo nemmeno gli altri.

Amava solo la sua corona: la lucidava ogni giorno e se la portava ovunque, perfino a letto.

Attorno ai confini del regno, aveva segnato un linea rossa: nessuno poteva uscire e nessuno poteva entrare. 

Ma un giorno i sudditi si riunirono segretamente: erano stanchi di quella vita piena di privazioni. Dovevano fare qualcosa, solo che nessuno aveva il coraggio di prendere l’iniziativa.

Forse il segreto di quella brutta vita era celato proprio nella corona. 

Fu così che il giullare del re si offrì di aiutare il popolo. E, una notte, decise di mettere una sostanza soporifera nella tisana che il re era solito bere. L’effetto fu immediato e il giullare sfilò la corona dalla testa del malvagio tiranno. 

Quindi scappò via, varcando la linea rossa. Si sentì libero e felice per la prima volta in vita sua, ma durò poco.

Quando il re si accorse di essere stato derubato del bene più prezioso, si caricò di rabbia: il viso gli divenne rosso, le mani tremavano. E mise in atto un maleficio. 

Il povero giullare con la corona in testa cominciò a tossire e starnutire fortissimo. E la gente, al suo passaggio, si chiudeva in casa. All’improvviso iniziò una pandemia: tutti si ammalavano e nessuno dava ospitalità al povero giullare, che si trovò solo.

Girò ogni angolo del mondo, però niente: tutti se la davano a gambe. 

Era davvero sconsolato e si sedette in riva a un fiume. Il giullare si rese conto che anche il paesaggio era diventato spettrale: nulla era più come un tempo. Nessuno si abbracciava più, nessuno per le strade. Nessuno andava a scuola, nessuno sorrideva. 

Aleggiava il terrore nel mondo. Tutti avevano paura di lui. 

Era triste e sconsolato, quando sentì un rumore di passi alle sue spalle: era lui. Il re malvagio stavo arrivando e ansimava a tal punto da far volare le foglie e piegare gli alberi. D’un tratto il cielo si fece plumbeo. Il giullare ebbe di colpo un’illuminazione: forse la corona che portava era la causa di quella pandemia. E il malefico re ne era l’untore.

Si girò verso quel mostro e, con tutta la forza che aveva nelle sue braccia, la scagliò a terra: la corona si frantumò in mille pezzi, creando un boato che si sentì in ogni angolo del mondo. 

Vedendo quel sacrilegio, il re si buttò nel fiume.

All’improvviso le nuvole sparirono, il cielo si rasserenò, il giullare smise di tossire. E tutti uscirono di casa.

I sudditi tornarono nel regno, varcando quella linea rossa che i bambini trasformarono in un arcobaleno. E il giullare venne incoronato: un nuovo re, finalmente. 

Si fece una gran festa: tutti iniziarono ad abbracciarsi. Chiunque poteva entrare e uscire dal regno senza problemi.

La pandemia scomparve e nessuno si ammalò più, in mezzo ai colori dell’arcobaleno. 

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